alle lettere del Corriere della Sera e a Sergio Romano
Il 29 aprile è una data che racchiude in sè una congiuntura nefasta,
collegando tragicamente le uccisioni di tre uomini colpevoli "solo" di
aver portato avanti con convinzione le proprie idee: Carlo Borsani (nel
1945), Sergio Ramelli (nel 1975) ed Enrico Pedenovi (nel 1976).
Ammazzati a 27, 19 e 50 anni. Perchè? Per le proprie parole. Ora, che
nel 2013 ancora non si possa ricordarne serenamente l'esempio e non per
la loro fine (almeno, non solo), ma soprattutto per la loro condotta in
vita, è una vergogna che una città come Milano (e tutto il Paese) non
dovrebbe piú tollerare. Sarebbe ora di celebrarne il ricordo con una
cerimonia condivisa che renda loro giustizia e smettere di leggere
allucinanti strafalcioni - mi auguro dettati dall'ignoranza - come per
esempio quello che vede definire mio nonno paterno -da Senesi sul
Corriere Milano- "comandante repubblichino", quando al tempo della
Repubblica Sociale oltretutto era già cieco da due anni a seguito di
un'azione di guerra che gli valse la medaglia d'oro al valor militare.
Eppure quella disabilità non gli impedì di essere Presidente degli
invalidi di guerra, di laurearsi in lettere moderne, di rendersi autore,
insieme a Carlo Silvestri e Benito Mussolini, di articoli pubblicati a
firma Giramondo (proprio sul Corriere della Sera) che incitavano alla
pacificazione tra Italiani dopo l'8 settembre, e di contribuire a
salvare numerose vite di italiani ebrei. Fatti storicamente accertati e
che ne decretarono la condanna a morte, senza processo, da parte di
personaggi tuttora ignoti. Ignoti e vigliacchi perchè autori di
un'azione ignobile: quella di aver ucciso - a 4giorni dalla festa della
liberazione e per cui a Milano venne data la medaglia d'oro per la
resistenza - un cieco inerme insieme ad un prete, Don Calcagno. Talmente
ignobile che nessuno mai ebbe il coraggio di rivendicarne gli
assassinii. Domani sarà il 9 maggio, giorno del ricordo nonché festa
dell'Europa. Che bello sarebbe finalmente poter voltare pagina,
ricordandoli tutti e tre, Carlo Borsani, Sergio Ramelli ed Enrico
Pedenovi con il giusto rispetto che meritano, permettendoci di "far
pace" col passato. Questa sarebbe una vera rivoluzione che finalmente
metterebbe a tacere quei cattivi maestri che si nutrono ancora oggi
dell'odio che ogni anno riescono a rinnovare inchiodandoci alla loro
personalissima e utilitaristica interpretazione di quei tragici fatti.