11/24/2009

Democristiani mai

Riceviamo e pubblichiamo / Corriere della Sera - (21 novembre 2009)/ La lettera
Cara Ferretto, mai democristiani
La legittima decisione di Silvia Ferretto di passare all' UDC, mi induce a ricordare lo stato d' animo di molti di noi, allora militanti del MSI, di fronte alla nascita di An. La preoccupazione maggiore non era l' abbandono di miti, valori e obiettivi politici che erano stati la bandiera del partito di Giorgio Almirante, in cui eravamo cresciuti fisicamente e politicamente. No, la vera preoccupazione era quella di diventare democristiani. Non tanto e non solo perché aborrivamo la politica fondata solo sul compromesso contingente, ma perché non volevamo una politica priva di una vera identità, buona per tutte le stagioni e per tutti i gusti. Eravamo consapevoli che i cambiamenti intervenuti nella società italiana e in Europa non ci consentivano di restare ancorati al passato, ma volevamo che i nostri valori, non più filtrati da una cultura politica largamente anacronistica, continuassero ad essere di riferimento nel nuovo agire politico. La fusione tra An e Fi, per dar vita al Pdl, ha impresso un' accelerazione verso una forma partito più indistinta e meno caratterizzata. Un passaggio necessitato, ma che fa correre il rischio di trasformare il partito in una sorta di supermarket della politica dove ognuno può trovare nei vari scaffali l' offerta personalizzata. Mi si potrà rispondere, parafrasando Humphrey Bogart, che questa è la modernità, bellezza! Personalmente però continuo a credere che senza un forte, seppur flessibile, ancoraggio ideale, la politica diventi solo aggregazione transitoria. Taxi sui quali, come diceva Enrico Mattei, si può salire e scendere a seconda della bisogna. Di fronte a questo scenario, resto un nostalgico.
Carlo Borsani
Presidente Fondazione Besta

2 comments:

Anonymous said...

...ho gli occhi lucidi e provo un odioso senso di rabbia misto a impotenza: ma non mi rassegno, da Cattolico, mai democristiano, su quel taxi non ci voglio salire per scendere dove fa comodo a me, ma dove serve al mio Paese, e mi piacerebbe non essere l'unico a pensarlo.
Oltre allo spunto romantico, però, questa storia, a mio giudizio, ne racchiude uno ben più tenebroso, le ragioni che hanno portato Silvia Ferretto ad uscire da AN, per lo meno da quella AN milanese che assomigliava e assomiglia ad un partito a "conduzione famigliare". Qualcuno oserebbe definirla "LaRussocrazia".

Benedetta said...

Mi rammarica leggere una simile disperazione, ma mi rammarica di più leggere un simile post anonimo.