Milano, i single sorpassano le famiglie
Sono il 50,6 per cento. In crescita anche nel resto d’Italia. L’identikit: giovani, divorziati, anziani che restano soli
MILANO - «Benvenuti a Milano, città dei single». Così, d’ora in poi, il capoluogo lombardo dovrebbe presentarsi al mondo fin dai cartelli che segnalano l’ingresso nei confini ambrosiani. Tra città delle biciclette, città denuclearizzate, città del cotechino o del mistero, l’Italia offre davvero di tutto. Oggi anche Milano ha un suo primato. Quello di metropoli in cui il paradosso delle famiglie con un solo componente è diventato la norma. Negli ultimi mesi del 2009 i nuclei creati da una persona sola hanno superato quelli con due o più individui. Per la precisione: su 687.401 famiglie presenti in città, 347.651 hanno un unico nome sul campanello. Il 50,6 per cento. Il sorpasso è avvenuto negli ultimi mesi. Solo due anni fa i single registrati all’anagrafe erano 332.987 su un totale di 676.486 famiglie. La tendenza alla crescita delle famiglie-single è in atto nel nostro Paese da un trentennio. Ma nemmeno i demografi si aspettavano che Milano fosse diventata una città di monadi. «Sono sorpreso—ammette Giancarlo Blangiardo, demografo dell’università Bicocca —. Certo, bisogna tenere conto che i dati dell’anagrafe prendono per buone le dichiarazioni di chi si presenta al Comune come single ma in realtà vive in coppia, da convivente. Detto questo, il fenomeno a Milano ha raggiunto vette altissime». Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? «Nelle nostre attese la quota di famiglie single tenderà a stabilizzarsi nel nostro Paese intorno al 40 per cento», risponde il demografo. Insomma, Milano è un caso particolare. Prendiamo Roma. All’ombra del Colosseo i single sono tanti (oltre 568 mila). Ma nettamente meno della metà delle famiglie (in tutto 1.325 mila). Per quanto riguarda il Paese nel suo insieme, i dati Istat più aggiornati fotografano il 2007 e parlano di più di una famiglia su quattro (28,4 per cento) con un solo componente. Le regioni dove i single rappresentano più del 30 per cento delle famiglie sono il Piemonte (30,3 per cento) la Valle d’Aosta (34,8 per cento), il Friuli Venezia Giulia (30,7 per cento) e la Liguria (35,4 per cento).
«Milano è la città dei single per definizione — dice il sociologo Enrico Finzi —. Il capoluogo lombardo catalizza le energie e le risorse migliori del Paese. Sotto la Madonnina si trasferiscono a caccia di lavoro i giovani più imprenditori e preparati del Sud — continua il presidente di Astra Demoskopea —. Negli ultimi anni, come certificato dalla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ndr), il fenomeno ha ripreso vigore. Poi ci sono le vedove. Perché i single anziani sono tanti e in stragrande maggioranza donne: le signore hanno una maggiore aspettativa di vita. Terzo fattore: la costante crescita di separati e divorziati». A sentire i tecnici dell’anagrafe milanese, di «fattore single» ce ne sarebbe anche un quarto. Legato all’immigrazione. Dal 2007 a oggi, dopo l’ingresso della Romania nella Ue, a Milano si sono registrati in Comune diverse migliaia di romeni che prima vivevano nella città del Duomo da clandestini. Una volta preso atto della realtà, la politica milanese subito si divide. Una buona fetta del centrodestra cittadino pensa a misure per favorire il ritorno delle giovani coppie a Milano, meglio se con numerosi passeggini. Il centrosinistra è più propenso a una posizione non interventista. Il confronto è tutt’altro che accademico. Proprio in questi giorni il consiglio comunale discute il piano di governo del territorio. E al centrosinistra non vanno giù le agevolazioni per le giovani coppie e le famiglie numerose che cercano casa a prezzo scontato. «La nostra attenzione va soprattutto agli anziani che vivono soli. Tramite varie forme di assistenza mirata. D’altra parte i single giovani e rampanti non interrogano l’amministrazione », riflette l’assessore all’Anagrafe, Stefano Pillitteri. «Sia chiaro, nessun pregiudizio verso i single—mette le mani avanti Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica della giunta di centrodestra di Letizia Moratti —. Ma a nostro parere la famiglia e le relazioni tra persone sono un valore. Un bene da incentivare a vantaggio di tutta la comunità. Soprattutto nei contesti metropolitani dove la vita per le famiglie è più difficile». «Il compito di chi amministra non è giudicare i cittadini sul privato ma rispondere ai loro bisogni — ribatte Carmela Rozza, consigliere comunale milanese del Pd —. Milano è piena di single che guadagnano mille euro al mese ma devono pagare dai 700 ai 900 euro per un monolocale. Infermieri, tranvieri. Gente che fa funzionare la città. Per non parlare di chi precipita nell’indigenza dopo una separazione. Eppure questa gente sembra invisibile. Per questo abbiamo presentato emendamenti al Pgt perché si tenga conto anche dei single. Il Comune non può liquidare il problema con qualche posto letto in più nei dormitori pubblici. E anche la politica nazionale deve porsi il problema». Ma dov’è finito l’orgoglio single spesso mostrato dalla pubblicità? Anche a Milano come in altre città del Nord fanno capolino negozi che propongono «liste single» per chi va a vivere da solo. Qualcuno festeggia separazioni e divorzi. E gli orgogliosi di esser soli mettono una fedina sulla mano destra imitando parigini e newyorkesi. Ma, a sentire il sociologo Enrico Finzi, si tratta di una minoranza: «Secondo una nostra indagine i single che subiscono la loro condizione e, per di più, non vedono prospettive di coppia per il futuro sono la maggioranza. Mentre i convinti— quelli che hanno scelto di vivere da soli e pensano di continuare sulla stessa strada in futuro — sono poco più del 15 per cento».
di Rita Querzè - Corriere della Sera del 13 gennaio 2010
Uno spunto di riflessione: da un'indagine della Camera di Commercio di dicembre emerge che per vivere a Milano un single (nel senso di una persona che vive da sola) ha bisogno di 1810€....
1/14/2010
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