12/23/2011

Natale 2011



curiosa curiosità: cartellino anche per gli smart phone

(ANSA) - ROMA, 23 DIC - Alla Volkswagen anche il Blackberry timbra il cartellino: d'ora in poi lo smartphone del colosso canadese Rim 'stacchera'' con il dipendente. La decisione è stata presa in seguito al pressing della casa automobilistica tedesca, i cui 'colletti bianchi' - certo non i soli nel mondo dei manager dotati di Blackberry - si lamentano della costante intrusione nella vita privata della lucina rossa lampeggiante che giorno e notte segnala i messaggi in arrivo. In base all'intesa - rivela oggi il Financial Times - il server Volkswagen smetterà di inoltrare le mail 30 minuti dopo la fine dell'orario di lavoro del dipendente per riprendere a trasmetterle mezz'ora prima dell'inizio della nuova giornata. L'accordo riguarda i mille dipendenti Volkswagen dotati del Blackberry aziendale ma non i top manager e altri il cui contratto non è coperto dal patto sindacale. Non è chiaro se costituirà un precedente in altre aziende tedesche che hanno un sindacato potente come quello di Volkswagen. "Le nuove possibilità di comunicazione contengono anche pericoli intrinseci", ha spiegato Heinz-Joachim Thust, un rappresentante dei dipendenti della casa del 'Maggiolino'. L'iniziativa è una risposta alla trasformazione del Blackberry da 'giocattolo' e status symbol per dirigenti a 'trappola' della 'corporate life' che comporta il dovere di essere disponibile 24 ore di 24: non a caso, proprio in virtù del suo potere di creare dipendenza, gli smartphone della Rim sono stati soprannominati 'Crackberry'.

11/28/2011

LOTTA ALLO SMOG: UNA VOCE FUORI DAL CORO

    Riporto una lettera inviata al Corriere della Sera. Aspetto i vostri commenti. Buona lettura.


Cara signora Bossi, 
amo Milano e provo dolore e rabbia nel vedere come questa città sia decaduta e mi indigno per una certo andazzo politico e giornalistico assai superficiale e così «politicamente corretto» da risultare spesso sciocco. Prendiamo la questione del traffico. Non entro nel merito, qui, della tassa d'ingresso nel centro e dei guai che provocherà. Prendiamo i parcheggi. Non basta scoraggiare le auto a circolare: esistono e vanno parcheggiate. È evidente che a Milano ci sono più auto che parcheggi. La divisione in strisce gialle e blu rende più difficili le cose, anziché semplificarle. Quindi sosta selvaggia. Fare parcheggi sotterranei è quasi impossibile e anche quando si fanno ci vogliono anni, costano tanto, sono pochi. I lavori che si stanno facendo in gran parte della città tendono esplicitamente a ridurre i posti auto. Prendiamo la zona Solari dove è successo il tragico episodio di cui si parla in questi giorni. Si stanno facendo da mesi lavori che, oltre a ostacolare il traffico e a ridurre ulteriormente la sosta, hanno come unico scopo quello di diminuirei posti auto. I cittadini tornano dal lavoro, girano a vuoto per vari quarti d'ora, intasando le vie con un traffico inutile, poi lasciano la macchina dove possono. Potrebbero portare le macchine a casa? Potrebbero trovare parcheggi a pagamento? No, evidentemente. I parcheggi di corrispondenza con la metropolitana sono pochi e anche insicuri. Lo sdegno e le multe non sono la soluzione. Bisogna fare qualcosa, pensare e progettare. Milano sapeva fare, sapeva pensare. Prendiamo poi la questione biciclette. Girare in bici in città è molto pericoloso. Io non lo farei mai. Incoraggiare l'uso della bici in queste condizioni non è ecologico, ma criminale. Vuol dire causare incidenti e morti. Ci vogliono le piste ciclabili? Certo, ma tracciare righe gialle lungo strade trafficate è demagogico e colpevole. Vogliamo pensare seriamente ai problemi di Milano, affidare a gente competente la sua amministrazione? Maurizio Punzo (ordinario di storia contemporanea alla Statale)

11/25/2011

Un concorso per ricordare l'esodo degli Italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia

Regione Lombardia ha pubblicato il bando di concorso riservato agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Lombardia dedicato al ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e dalla Dalmazia nel secondo dopoguerra. Il tema scelto per l’anno scolastico 2011/2012 è “L’esodo degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia – Ieri un dramma dimenticato, oggi una pagina di storia”. La partecipazione al concorso è aperta a tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Lombardia, sia individualmente che come classe. E’ ammesso al concorso ogni tipo di elaborato realizzato nell’anno scolastico in qualsiasi forma espressiva, purché originale e pertinente al tema. Gli elaborati dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12 del 20 gennaio 2012 al Consiglio Regionale della Lombardia nelle modalità previste dal bando. Consulta qui il sito del consiglio regionale con il testo integrale del bando.

11/15/2011

Ora più di prima Popolo della Libertà

Care Amiche, cari Amici, proprio le vicende delle ultime ore mi spingono a scriverVi per spiegarVi perchè ho deciso di rinnovare l'iscrizione al Popolo della Libertà.
Come sapete da tempo sono attiva nell’area del PdL (ho anche svolto un piccolo incarico politico nel Consiglio di Zona 3 a Milano): ora ho deciso di rinnovare l’iscrizione al PdL perchè mi sembra giusto, in una fase di difficile transizione, dare un contributo più diretto a un partito nel quale mi riconosco da tempo e per il quale ho dato il mio impegno attivo in una continuità ideale dalla mia iscrizione ad Alleanza Nazionale.
Per me l’adesione significa soprattutto continuare a fare politica in una forza che mi auguro possa contribuire a portare l’Italia fuori dalle difficoltà che si sono accumulate nel tempo a causa di una crisi globale che ha colpito tutto il mondo, affinché l’Italia, il mio Paese, riprenda il posto che le spetta e che si merita.
La speranza è che anche il mio modestissimo aiuto possa essere utile a ridare al PdL lo spirito delle origini che tanto aveva affascinato gli Italiani. E che il mio esempio venga seguito da quanti nelle recenti elezioni comunali a Milano hanno voluto esprimermi la loro fiducia con il loro voto.
Un cordiale saluto a tutti,
Benedetta Borsani

10/05/2011

MILANO 1945: PER IL BENE DELLA PATRIA Biggini, Bonfantini, Borsani, Pettinato, Silvestri: cinque italiani dimenticati

Giovedì 13 ottobre, alle ore 17, allo Spazio Guicciardini di Milano, con ingresso Via Macedonio Melloni 3: «MILANO 1945: PER IL BENE DELLA PATRIA. Biggini, Bonfantini, Borsani, Pettinato, Silvestri: cinque italiani dimenticati», con...vegno promosso dalla Provincia di Milano/Assessorato alla cultura e organizzato da Testimoni della Storia, sezione culturale dell’Associazione Europa 2000, diretta dal giornalista e storico Luciano Garibaldi e dalla docente e scrittrice Rossana Mondoni. All’interno delle iniziative culturali aventi lo scopo di porre in rilievo gli eventi più positivi e qualificanti, da un punto di vista etico, dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si colloca questo convegno teso a ricostruire i nobili tentativi – in gran parte posti in atto a Milano - compiuti da alcune personalità di primo piano su entrambi i fronti della guerra civile che dilaniava l’Italia per giungere ad una conclusione che non comportasse un inutile e crudele spargimento di sangue. Un omaggio, dunque, a coloro che, sia fascisti sia antifascisti, cercarono la pacificazione. I più importanti protagonisti di quei tentativi furono, da parte fascista, il Ministro dell’Educazione Nazionale Carlo Alberto Biggini, il Presidente dei Mutilati di Guerra M.O.V.M. Carlo Borsani e il direttore de La Stampa Concetto Pettinato; mentre da parte antifascista, Carlo Silvestri (il celebre giornalista socialista che era stato il principale accusatore di Mussolini per il delitto Matteotti e aveva pagato con oltre dieci anni di carcere e di confino) e Corrado Bonfantini, alto esponente socialista, comandante delle Brigate Matteotti. Le relazioni saranno svolte da Luciano Garibaldi, giornalista e storico, che parlerà di Carlo Silvestri; Ugo Finetti, storico e studioso della Resistenza, che parlerà di Corrado Bonfantini; Rossana Mondoni, docente di storia e scrittrice, che parlerà di Concetto Pettinato; da Carlo Alberto Biggini, fondatore e vicepresidente dell’Istituto Biggini di La Spezia, nipote del ministro, cui dedicherà il suo intervento, e da Benedetta Borsani, nipote della M.O.V.M. Carlo Borsani, e autrice di un libro a lui dedicato, che parlerà della figura del nonno.

9/29/2011

POLITICA E RUOLO DEI GIUDICI - Una questione sotto traccia

Editoriale pubblicato sul Corriere della Sera del 28 settembre 2011
di Angelo Panebianco


Se Berlusconi, prendendo atto che il suo ciclo si è esaurito, che la sua posizione è ormai diventata insostenibile anche per l'immagine internazionale del Paese, lasciasse la guida del governo (ma senza favorire ribaltoni, i quali fanno male alla democrazia) si aprirebbe una possibilità: si potrebbe ricominciare a discutere - non dico serenamente ma, almeno, seriamente - del ruolo della magistratura in questo Paese. Al momento, con Berlusconi premier, ciò non si può fare: gli animi sono troppo incattiviti, le passioni troppo viscerali, le partigianerie troppo smaccate e cieche. Solo se Berlusconi lascia, si potrà forse ricominciare a discutere nel merito di cose come l'uso politico delle intercettazioni e la fine che hanno fatto, grazie al famoso circo mediatico-giudiziario, la tutela della privacy , la presunzione di non colpevolezza, eccetera eccetera.
Chi pensa che, andato via Berlusconi, il rapporto fra la politica e la magistratura tornerà facilmente, e spontaneamente, alla normalità, simile a quello che si dà nelle altre democrazie occidentali, non conosce l'evoluzione di quei rapporti. Quando gli storici del futuro indagheranno sull'argomento sceglieranno probabilmente come data emblematica dell'inizio del «grande scontro» fra magistratura e classe politica, il 3 dicembre del 1985: l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga inviò al Consiglio superiore della magistratura una lettera in cui vietava al Consiglio stesso di mettere ai voti una censura nei confronti del presidente del Consiglio Bettino Craxi. Cossiga, Costituzione alla mano, negò che il Csm fosse dotato di un tale potere di censura. I settori più militanti della magistratura, spalleggiati dall'allora partito comunista, se la legarono al dito. Alcuni anni dopo, Cossiga diventò oggetto di un attacco concentrico della magistratura militante e del partito comunista. Come mai al Csm era passato per la testa di avere il potere di censurare un primo ministro? Perché negli anni precedenti, per varie ragioni (alcune leggi che avevano notevolmente rafforzato sia il ruolo del Csm sia i poteri delle Procure, il prestigio accumulato dalla magistratura durante la lotta al terrorismo), la magistratura, intesa come «corpo», si era notevolmente irrobustita. Al punto che i suoi settori più politicizzati ritenevano di essere ormai così forti da poter andare allo scontro aperto con la politica.
L'occasione arrivò, grazie alla fine della guerra fredda, con le inchieste sulla corruzione, con Mani Pulite. La corruzione c'era ed era tanta (ma era «di sistema» e per questo avrebbe richiesto una soluzione politica, non penale: lo scrissi allora e non ho mai cambiato idea). Demolendo (ma selettivamente: il Pci si salvò) la vecchia classe politica, la magistratura inquirente aprì quel vuoto di potere da cui sarebbe nata la cosiddetta Seconda Repubblica. Il resto è semplicemente la storia d'Italia dal 1994 (anno dell'ingresso in politica di Berlusconi, nonché dell'avviso di garanzia, rivelato da uno scoop del Corriere , che lo raggiunse a Napoli nel mezzo di una conferenza internazionale) ad oggi.
Poiché la presunzione di non colpevolezza dovrebbe valere per chiunque (anche, guarda un po', per Berlusconi) vedremo in futuro cosa diranno le sentenze (se sentenze ci saranno) in relazione alle inchieste più recenti. Ma il punto politico è che, solo se Berlusconi se ne va, le tante anomalie del rapporto fra magistratura e politica, il grave squilibrio che si è ormai da molto tempo determinato fra democrazia rappresentativa e potere giudiziario, potranno essere discussi senza che tutto venga subito ricondotto al conflitto fra berlusconiani e antiberlusconiani.
Gli amici di Berlusconi ribatteranno: ma in questo modo la si darà vinta proprio ai quei settori della magistratura che dell'attacco al potere politico-rappresentativo hanno fatto la ragione stessa del proprio agire giudiziario. Non credo. La magistratura oggi non dispone più del prestigio di cui godeva all'epoca di Mani Pulite. La sua reputazione, stando ai sondaggi, non è cattiva come quella della classe politica ma ci va ormai molto vicino. Persino il più ottuso dei cittadini capisce che centomila intercettazioni per una inchiesta sono cose da pazzi (e il Csm zitto), persino il più fiducioso rimane disorientato vedendo Procure che si sbranano e inchieste che rimbalzano come palline da ping pong fra Napoli, Roma e Bari. La magistratura è ormai altrettanto logorata della classe politica. I magistrati dotati di più buon senso lo capiscono benissimo. Per questo non dovrebbe essere molto lontano il momento in cui diventerà possibile ristabilire alcune regole (per esempio, quella che vieta di intercettare, anche in modo indiretto, chi occupa cariche istituzionali) da tempo saltate. Serve alla magistratura, serve alla classe politica. E serve al Paese che, tra l'altro, ha il non piccolo problema di convincere gli investitori a fidarsi di nuovo di gente come noi.

9/19/2011

A tempo perso faccio il direttore di giornale, stronzetti (Il Foglio del 19.09.2011)

Berlusconi deve chiedere scusa per i contanti, per i telefonini peruviani, per gli aerei di stato, per le piccole intermediazioni da salotto, e contrattaccare, ma chi chiederà scusa per i titoli di Repubblica e degli altri giornali?  Segui questo link per leggere l'articolo completo

9/15/2011

Lo scontro istituzionale che non serve al Paese (articolo di Stefano Folli)

pubblicato su Il Sole 24 Ore del 15/09/2011

Come il vapore nella pentola a pressione, il nervosismo politico cresce di ora in ora. Impossibile non accorgersene. L'immagine usata da Casini nel dibattito sulla manovra a Montecitorio («la Grecia è dietro l'angolo») viene, certo, da un esponente dell'opposizione: ma possiede una sua efficacia condivisa, anche se poi i punti di vista sul «che fare» divergono in modo drammatico.


L'ipotesi di un governo di unità nazionale (o di transizione, nella versione "soft") resta remota. Al pari dell'altra ipotesi che ne costituisce la logica premessa: il fatidico passo indietro di Berlusconi.

Se non accade un fatto nuovo, se non interviene un evento in grado di spezzare la teca di cristallo in cui è imprigionato l'equilibrio politico romano, la condizione di stasi può durare ancora a lungo. Magari non fino al termine della legislatura, nel 2013, ma abbastanza da snervare protagonisti e comprimari dello psicodramma che va in scena senza risparmio di energie degne di miglior causa.

L'emergenza economica è lì sul tavolo, con tutti i suoi nodi irrisolti. Un esecutivo stremato dall'operazione "pareggio di bilancio" dovrebbe adesso affrontare il mostro del debito pubblico, il vero freno dello sviluppo. Si delineano scenari quasi fantascientifici; 300-400 miliardi da raccogliere attraverso misure drastiche: una spietata patrimoniale, la dismissione del patrimonio statale, riforme strutturali radicali. Tutte cose che la classe politica non è mai riuscita nemmeno a concepire. Se davvero la Grecia è dietro l'angolo, chi avrebbe la forza e la volontà d'inoltrarsi nell'ignoto prima che sia troppo tardi? La domanda oggi non ha una risposta.

In ogni caso, il tema economico è solo metà del problema. L'altra metà riguarda il pasticcio giudiziario o para-giudiziario che domina le cronache e coinvolge il presidente del Consiglio in forme ormai asfissianti. Tracimano le intercettazioni e incalzano le procure.

Oggi è il turno delle conversazioni di Berlusconi con il faccendiere Lavitola. Per domani o dopo o per la prossima settimana ci si attende il peggio, se davvero dovessero esseri diffusi i nastri di cui tutti parlano in questi giorni, contenenti - così pare - pesanti riferimenti a uno o più leader europei.

È un abuso, un'operazione verità, una ferita masochistica inferta alla credibilità nazionale? Sull'uso delle intercettazioni ogni italiano ha maturato un'opinione. Ma sotto l'aspetto politico siamo nel più classico "cul de sac". Veleno puro sparso sulle istituzioni e nessuna soluzione concreta. Si cammina sul ciglio del burrone. Tanto è vero che ieri si è sfiorata una seria tensione istituzionale fra il presidente del Consiglio e il capo dello Stato, anche se non tutti se ne sono accorti.

Non c'è solo la questione dell'interrogatorio come «testimone» a cui Berlusconi è sollecitato con insistenza nell'ambito dell'inchiesta Tarantini: una vicenda che non trova ancora sbocco, ma che non può protrarsi all'infinito.

Il punto cruciale riguarda le intercettazioni e il fango che può derivarne una volta rese di pubblico dominio. Qui la minaccia, poi rientrata, di intervenire con un decreto d'urgenza volto a impedire la pubblicazione di certe frasi compromettenti ha dato un'idea dello stato di rabbia impotente e di frustrazione in cui si trova il premier. Ma anche del rischio che questo comporta. È evidente che Napolitano non firmerebbe un simile decreto. Ma un conflitto istituzionale sulle intercettazioni sarebbe devastante per il Paese: l'ultima disgrazia che ci si può augurare in quest'ora difficile.

È un bene che ieri sera l'ipotesi sia stata accantonata e che ciò sia avvenuto senza esporre più di tanto il capo dello Stato. Ma ogni giorno ha la sua pena. La guerra tra la magistratura e Berlusconi continua, gli strumenti per fermarla non ci sono o non vengono usati da chi di dovere. Lo scontro istituzionale resta sullo sfondo come un pericolo incombente. Non è quello che si può volere per l'Italia nel momento in cui la priorità dovrebbe essere solo una maggiore coesione nazionale. Viceversa c'è il rischio del cortocircuito, mentre la pentola a pressione comincia a sibilare.

7/23/2011

Intervento del Presidente Napolitano all'incontro con i magistrati in tirocinio

Palazzo del Quirinale, 21/07/2011

Signor Ministro della Giustizia,
Signor Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura,
Signor Primo Presidente della Corte di Cassazione,
Signor Procuratore Generale della Corte di Cassazione,
Signori Componenti del Consiglio Superiore della Magistratura,

Cari magistrati in tirocinio,
a tutti voi e a tutti i collaboratori del Consiglio Superiore per il tirocinio e la formazione professionale, il mio più cordiale saluto.
Ringrazio il Vice Presidente on. Vietti per l'intervento di apertura nel quale ha richiamato il ruolo fondamentale che il Consiglio Superiore sta svolgendo per assicurare ai magistrati in tirocinio un valido percorso formativo.
Al Vice Presidente Vietti desidero poi rivolgere un vivo ringraziamento per l'impegno e l'equilibrio con cui ha guidato il Consiglio nel suo primo anno di attività. Con lui mantengo continui contatti che mi consentono di essere costantemente informato e posto in grado di formulare osservazioni e suggerimenti.
Le essenziali e delicate funzioni attribuite al Consiglio Superiore richiedono che non si ponga indugio nella sostituzione del consigliere laico la cui decadenza è stata da tempo dichiarata. Ai Presidenti delle Camere chiederò di adoperarsi, sollecitando i gruppi parlamentari a una concreta assunzione di responsabilità.
A voi, giovani magistrati ormai prossimi all'assunzione delle funzioni, il più caloroso benvenuto.
Come ha detto poco fa il Vice Presidente Vietti, la riunione augurale con i magistrati ordinari in tirocinio è ormai divenuta tradizione e costituisce appuntamento particolarmente importante e di alto valore simbolico.
Per me, che nella veste di Presidente della Repubblica e di Presidente del Consiglio Superiore sono garante dei principi costituzionali dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, è infatti motivo di compiacimento e conforto incontrare giovani magistrati che si accingono a compiti di grande rilievo con quell'entusiasmo e, assieme, con quella responsabile consapevolezza che trapelano oggi dai vostri volti, come già ebbi modo di constatare negli incontri precedenti con i vostri colleghi, nel maggio del 2008 e nell'aprile dello scorso anno.
Peraltro, debbo purtroppo tornare oggi a denunciare il funzionamento gravemente insufficiente del "sistema giustizia" e la crisi di fiducia che esso determina nel cittadino destinato, come titolare di bisogni e di diritti, a farvi ricorso.
Nelle sedi più autorevoli è stato segnalato il danno che da ciò discende anche per lo sviluppo del Paese sotto molteplici aspetti.
Occorre, da parte di tutti, uno sforzo ulteriore per una migliore organizzazione dei servizi, un'adeguata, coerente e sistematica semplificazione dei procedimenti, un'ampia diffusione di quelle tecnologie informatiche alle quali Governo e Consiglio Superiore stanno peraltro dando encomiabile impulso anche acquisendo concretamente contributi dall'esterno del mondo della giustizia. Auspico che su questi temi permanga vigile l'attenzione del legislatore che ha dedicato a essi alcune previsioni del recente provvedimento sulla stabilizzazione finanziaria.
In effetti, in una fase di seria difficoltà sia per il consolidamento degli equilibri della finanza pubblica sia per il conseguimento, parimenti indispensabile, di un più elevato ritmo di crescita economica in tutto il paese, occorre riconoscere e affrontare senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze, le strozzature che dal lato del sistema giustizia maggiormente pesano sullo sviluppo complessivo del paese. I tempi e le pesantezze del funzionamento della giustizia sono parte della generale difficoltà del risanamento dei conti pubblici, dell'abbattimento dell'ormai insostenibile stock di debito pubblico, e fanno ostacolo a un'intensificazione dell'attività d'impresa e degli investimenti, in particolar modo di quelli esteri.
Gli stessi obbiettivi di fondo - in chiave di evoluzione civile e di rafforzamento della democrazia - cui voi vi siete ispirati nello scegliere la strada del servizio in magistratura : lotta a tutte le forme di criminalità, e in special modo alla criminalità organizzata, sicurezza delle istituzioni e dei cittadini, garanzia del rispetto dei doveri e del godimento dei diritti egualmente sanciti in Costituzione, si incrociano con le pressanti esigenze del rilancio della crescita produttiva e occupazionale, su basi più stabili ed equilibrate. Siete e sarete dunque, col vostro impegno nei ranghi della Magistratura, portatori di una funzione di fondamentale interesse nazionale : anche intervenendo su ogni, singolo concreto caso in cui si manifestino sindromi di violenza, forme vecchie e nuove di corruzione, abusi di potere e attività truffaldine, che oggi dominano la cronaca quotidiana e fortemente impressionano i cittadini onesti.
E' questo l'autentico senso della missione che deve animarvi, con il decisivo supporto della cultura giuridica, della passione per il diritto, della preparazione e della cultura professionale.
Le ragioni della crisi di fiducia nel "sistema - giustizia" possono rinvenirsi certamente in gravi inadeguatezze normative e strutturali, fin troppo analizzate e rispetto alle quali hanno tardato e tardano risposte di riforma, da concepire peraltro con organicità, con equilibrio e con volontà di ampia condivisione. Concorre però alla crisi di fiducia in atto anche un offuscamento dell'immagine della magistratura, sul quale non mi stanco di sollecitare una seria riflessione critica.
Fin dal 2007 - come avrete modo di leggere negli interventi raccolti nella pubblicazione che vi è stata consegnata - ho invitato i magistrati a ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non cedere a fuorvianti "esposizioni mediatiche", a non sentirsi investiti di "improprie ed esorbitanti missioni", a non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione la imparzialità dei singoli, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale.
L'affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare - in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni - l'imparzialità e l'immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia.
Vanno perciò evitate condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura.
Ciò accade ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà.
Ho perciò apprezzato gli orientamenti che il Consiglio Superiore e la sua Sezione disciplinare hanno recentemente espresso in proposito ribadendo poi, per la parte relativa all'esercizio di uffici politici, anche la necessità di un urgente intervento legislativo.
Su questi punti si è ieri soffermato con voi anche il Presidente Lupo sottolineando che la spettacolarizzazione piuttosto che il concentrarsi nel silenzioso impegno quotidiano rischia di spingere la professione del giudice al centro di polemiche personali e di conflitti istituzionali e che, solo nell'esercizio imparziale dei suoi compiti, il magistrato può conquistare e meritare credibilità "pur se contingentemente può dispiacere ad alcuni o a molti".
Ieri, facendo proprio l'insegnamento di Antonio Brancaccio - già mio compianto predecessore al Ministero dell'Interno -, il Presidente Lupo vi ha anche ricordato che qualità essenziali di un buon magistrato sono la costante attenzione culturale, la forte tensione morale e l'umiltà. Un richiamo, quello all'umiltà, che è stato ribadito poco fa anche dal Vice Presidente Vietti e che è quanto mai attuale in tempi carichi di tensioni e "tentazioni".
Accanto alla competenza, frutto di preparazione e di continuo aggiornamento, contano dunque molto i comportamenti. Rigore e senso di responsabilità saranno in particolare richiesti a coloro tra voi che, a seguito della deroga transitoria ai principi generali appena approvata, saranno destinati a svolgere da subito le delicate e incisive funzioni di Pubblico Ministero.
Nell'avvio e nella conduzione delle indagini, sappiate applicare scrupolosamente le norme e far uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi bilanciando le esigenze del procedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti.
Il discorso vale, in specie, per le intercettazioni cui non sempre si fa ricorso - come invece insegna la Corte di Cassazione - solo nei casi di "assoluta indispensabilità" per le specifiche indagini e delle quali viene poi spesso divulgato il contenuto pur quando esso è privo di rilievo processuale, ma può essere lesivo della privatezza dell'indagato o, ancor più, di soggetti estranei al giudizio.
In via più generale, non posso che ribadire con forza l'invito che ho formulato già negli scorsi anni a evitare l'inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non pertinenti o chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti stessi, così come l'invito a usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l'apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l'applicazione di misure cautelari.
Il rispetto di questi elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese - facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività - possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche in grado di lasciare strascichi velenosi e di appesantire le contrapposizioni tra politica e giustizia.
In ogni momento, nell'esercizio delle vostre funzioni, potrete peraltro contare sulla esperienza dei capi dei vostri uffici cui spetta, specie dopo la riforma dell'ordinamento giudiziario, anche quella funzione di stimolo e di vigilanza, il cui fondamentale e oggettivo rilievo mi induce a ricordare al Consiglio l'importanza del procedere tempestivamente al conferimento degli uffici direttivi.
L'accentuazione dei poteri di sorveglianza appresta un efficace rimedio interno all'ordinamento in grado di evitare l'insorgere di contrasti e di assicurarne il sollecito superamento. Per altro verso, essa si traduce in un attento esercizio del potere di valutazione delle condotte deontologicamente scorrette dei singoli magistrati e, alla fine, nella possibilità di interventi disciplinari molto più incisivi di quanto fosse in passato.
Negli ultimi anni vi è stata una sensibile crescita dei procedimenti disciplinari avviati e un corrispondente aumento delle conclusioni sanzionatorie.
Le sanzioni inflitte dal Consiglio Superiore sono intervenute principalmente a fronte di episodi di trascuratezza, sciatteria, irragionevole ritardo: a fronte cioè degli episodi e delle condotte che più minano la credibilità dei magistrati e che, in alcuni casi, costituiscono vere e proprie forme di "giustizia negata".
La eccezionale deroga per voi intervenuta al divieto di assegnazione, in prima battuta, a funzioni inquirenti o giudicanti monocratiche penali trova ragione nella necessità di far fronte ai vuoti dell'organico, che, come ha ricordato il Vice Presidente Vietti, superano ormai le 1300 unità e comportano drammatiche scoperture, specie negli uffici posti nei territori più esposti all'aggressione della criminalità organizzata.
L'arrivo di nuove energie dà conforto, ma non basterà a far fronte alle esigenze di efficienza del sistema.
Siete 253 - con una netta prevalenza della componente femminile che, ancora una volta, rilevo con grande apprezzamento e senso di rispetto; ma il vostro numero è decisamente inferiore ai 500 posti messi a concorso.
Mi rallegro con voi per essere riusciti a superare - grazie alla vostra preparazione e alla forza delle vostre motivazioni - un concorso estremamente selettivo; dall'altro però non posso non constatare che il limitato numero dei vincitori rispetto agli oltre 5500 partecipanti alle prove denota che la preparazione universitaria e quella specialistica successiva non producono a sufficienza le eccellenze cui non può rinunciarsi in relazione a un'attività tanto impegnativa e delicata come quella che state per iniziare. Trovano così conferma le preoccupazioni di carattere generale che altre volte ho espresso su questo tema.
La cronica scopertura degli organici della magistratura e la palese impossibilità di farvi fronte solo attraverso periodici concorsi rende non più rinviabile una seria e comune riflessione sulla distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio.
Sul punto il Consiglio Superiore insiste - e a ragione - da tempo. Soluzioni funzionali, ma non radicali, mi appaiono prospettabili e meritevoli di essere perseguite.
L'attuale geografia giudiziaria vede sparsi sul territorio uffici troppo piccoli per essere efficienti, ma alla cui soppressione si oppongono - insieme con insostenibili particolarismi - le ragioni delle comunità locali che in essi vedono un baluardo di sicurezza e legalità.
Quella geografia giudiziaria potrebbe subire una rimodulazione non traumatica mediante la trasformazione degli uffici in sedi distaccate del tribunale provinciale accorpante. Di più non spetta a me dire. Così come in generale - colgo l'occasione per sottolinearlo - non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni a fini di ampia condivisione.
In ogni caso, e comunque, ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema. Ognuno può e deve fare la sua parte. A unirci e unirvi deve essere la tenacia, il rigore, la serenità, il senso del dovere, il lavoro preso sul serio: un lavoro quotidiano che, come è stato detto, diventi vocazione e realizzazione personale, ma anche contributo al divenire della collettività.
Il mio saluto di oggi costituisce occasione per augurarvi una vita professionale piena e soddisfacente, in cui la spinta e le motivazioni originarie trovino corrispondenza e concreta realizzazione nell'esercizio delle funzioni.
Appartenete a un mondo di "servitori dello Stato" che ha espresso personalità di straordinaria sapienza e sensibilità e che ha saputo dare contributi essenziali per la tutela della legalità fino a sacrificarsi cadendo vittime della follia omicida dei terroristi o della sanguinaria barbarie mafiosa.
A loro va il nostro omaggio, il pubblico riconoscimento che il Paese deve ai suoi cittadini migliori per la dedizione, la professionalità, la passione civile e il coraggio che li hanno animati. È un patrimonio che nessuna contestazione può cancellare o svilire: un patrimonio, come ho detto altre volte, che voi siete chiamati a raccogliere e rinnovare.
Con senso della misura, slancio ideale e senza mai perdere di vista i postulati costituzionali di autonomia e indipendenza dell'ordine giudiziario e di soggezione dei giudici solo alla legge.
A tutti voi e ai vostri cari un fervido augurio!

5/20/2011

4/30/2011

Caro Pisapia, non era necessario andare fino a Genova…

Benedetta Borsani, candidata per il PDL al Consiglio comunale di Milano:
“Caro Pisapia, non era necessario andare fino a Genova…”
Milano, 29 Aprile 2011 - Benedetta Borsani, candidata nelle lista del PDL per il Consiglio Comunale di Milano, fa sapere al candidato sindaco del Centro-sinistra, Giuliano Pisapia, che non era necessario andare fino a Genova per farsi venire delle idee per una città a misura di bambini.  “Se solo avesse mostrato più attenzione – ha scritto Benedetta Borsani - ai temi della campagna elettorale in corso a Milano, ad esempio, si sarebbe accorto del manifesto ‘Milano ai bambini’, che ben sintetizza la mia proposta politica, frutto del lavoro svolto in Consiglio di Zona 3 dove avanzai la proposta di realizzare il parco per i bambini Aulì Ulè, nata da un’idea di Fulvio Scaparro e condivisa trasversalmente da molti illustri milanesi, tra cui l’ex Sindaco Carlo Tognoli. A ciò si affianca anche la proposta di istituire un Assessorato all’infanzia, a cui si è aggiunta quella del Sindaco Letizia Moratti, che, intervenuta alla presentazione della mia candidatura a Consigliere comunale nella lista del PdL, ha detto di voler realizzare il ‘Palazzo Scintille’ dedicato ai bambini”.
“Il fatto che anche Pisapia – conclude Benedetta Borsani - faccia propri questi temi, non lo considero però uno scippo. Diceva, infatti, Giorgio Almirante: non posso che essere felice di veder fiorire sulla bocca anche degli avversari le mie idee”.

4/25/2011

3/30/2011

Un premio alla vetrina tricolore più bella

Il Ministero della Difesa invita tutti i titolari di esercizi commerciali a partecipare alla gara fotografica a tema unico: “Il 150° dell’Unità d’Italia… in vetrina” organizzata  per premiare le migliori vetrine di esercizi commerciali, dedicate alla ricorrenza. È sufficiente inviare una o più foto della propria vetrina, dedicata al tema del 150° anniversario dell'Unità d'Italia seguendo le istruzioni descritte nel sito internet http://www.difesa.it/. La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti i titolari di attività commerciali.  Ogni concorrente può iscriversi una sola volta presentando un massimo di due fotografie, le quali devono essere inviate all'atto dell'iscrizione in formato digitale Jpeg  per un massimo di 8 Mbyte entro il 15 aprile. Le fotografie partecipanti alla gara devono essere inviate unicamente on-line, attraverso il sistema di registrazione e caricamento web disponibile a questa pagina .

3/22/2011

Crocifisso,libertà di espressione, rispetto e forza delle proprie radici e delle proprie tradizioni, a partire dalle aule scolastiche

Dopo tre anni L'Italia ha vinto la sua battaglia a Strasburgo: con quindici voti contro due, la Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo l'ha assolta dall'accusa di violazione dei diritti umani per l'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. Ben dieci i Paesi che hanno presentato memorie a nostro favore. La Corte europea per i diritti dell'uomo ha dato ragione al governo italiano sulla presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche. Con sentenza d'appello definitiva, infatti, i giudici dell'organismo del Consiglio d'Europa hanno sottolineato che, mantenendo il crocifisso nelle aule della classe frequentata dai figli della donna che aveva presentato ricorso, "le autorità hanno agito nei limiti della discrezionalità di cui dispone l'Italia nel quadro dei suoi obblighi di rispettare, nell'esercizio delle funzioni che assume nell'ambito dell'educazione e dell'insegnamento, il diritto dei genitori di garantire l'istruzione conformemente alle loro convinzioni religiose e filosofiche". Il crocifisso, in particolare, non viene considerato dai giudici di Strasburgo un elemento di "indottrinamento".  Il giurista ebreo Joseph Weiler, che ha perorato la causa di fronte alla Grande Camera di Strasburgo, apprezza il fatto che con tale pronunciamento “non si costringono i diversi popoli a disconoscere negli spazi pubblici ciò che per molti è un’importante parte della storia e dell’identità dei loro stati, riconosciuta anche da coloro che non condividono la stessa religione o che non professano alcuna religione”.

3/10/2011

150 anni Italia: una firma per festeggiare sempre la nascita della nostra amatissima Italia

Cari Amici, mi è venuta voglia di fare una raccolta firme ... perchè la festa del 17 marzo diventi sempre la nostra festa nazionale. Perchè mai aspettare altri 150 anni per dire "Buon Compleanno Italia"? Che ne pensate? Se vi piace, firmatela e condividetela. Basta andare su questo link e firmare dove troverete in basso il "bottone" firma. Grazie!

3/08/2011

Unità d'Italia e amor di patria: concorso su Fulvio Balisti

Il Museo Reggimentale “Piccola Caprera” al fine di ricordare il Maggiore Fulvio Balisti, figura patriottica, valorosa ed eroica nelle due guerre mondiali, ha istituito un “riconoscimento di merito” da assegnarsi ogni anno. Il tema del concorso farà sempre riferimento al sentimento e al valore positivo dell’amor di Patria, secondo le modalità descrittivo-interpretative espresse dalle finalità. Il concorso è aperto a tutti gli studenti delle terze classi delle scuole secondarie di primo grado, nonché agli studenti di tutte le classi degli Istituti di istruzione secondaria superiore delle Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia. Quattro le sezioni proposte: 1. Ricerca storica: storia patria dal Risorgimento ai giorni nostri (ricerca e approfondimento di eventi storici scelti dal partecipante); 2. Testo poetico di libera composizione (poesia); 3. Testo argomentativo - narrativo di libera composizione (tema o racconto di fantasia); 4. Opera artistico – figurativa (disegno, dipinto, scultura). La partecipazione è individuale, o per piccoli gruppi (massimo quattro persone) o gruppi classe ed è strettamente vincolata alla scelta di una sola delle quattro sezioni. Gli elaborati andranno inviati entro e non oltre la data del 30 aprile 2011. Costituirà titolo di merito preferenziale nella valutazione del lavoro svolto l’aver promosso visite dirette, con l’apporto di ricerche documentali, alla Associazione Nazionale Volontari “ Bir el Gobi ” presso il Sacrario Militare Piccola Caprera, che metterà a disposizione degli interessati il proprio Museo e la propria Biblioteca documentale. Scarica qui il bando.

2/19/2011

Lotta al traffico a Milano: Piazzale Lavater

Nella conferenza stampa del dopo Giunta del Comune di Milano è stata comunicata alla stampa l'approvazione della Giunta del progetto definitivo sul parcheggio di Piazzale Lavater, dopo aver avuto conforto dai vigili del fuoco anche su tutte le osservazioni/obiezioni presentate dal comitato.
Ora prende avvio la fase amministrativa per la stipula della convenzione che dovrà avere tutti i requisiti richiesti per tutelare la riuscita dei lavori. Tempi previsti: 6 mesi circa. Poi seguirà l'avvio dei lavori. In estrema sintesi: il progetto prevede la realizzazione di 480 box: 240 per i residenti e 240 a rotazione. Maggiore tutela è stato dato al verde: alla fine le essenze arboree piantumante saranno anche più delle attuali (+5). E' stato ribadito, poi, che la fase di stallo in cui versano alcune aree di cantiere (tra cui Bernini e Rio de Janeiro) è dovuta esclusivamente agli esposti presentati da privati cittadini alla magistratura o alla sovrintendenza che - una volta ricevuto l'esposto - hanno dovuto bloccare i cantieri per tutto il tempo necessario per completare l'istruttoria delle indagini aperte d'ufficio.

1/18/2011

Madre Teresa


"Madre Teresa. Una bambina di nome Gonxhe”, in programma a Milano, a Palazzo Marino, in sala Alessi, dal 19 al 25 gennaio 2011.

1/11/2011

Italia, una e indivisibile

Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!


Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popoli,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!


Uniamoci, uniamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!

Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!

Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!