7/11/2010

Tremonti, manovra economica, tagli, costi della politica e demagogia..uno spunto di rifessione

L' intervento "I costi della politica e i risparmi possibili" di Carlo Borsani (*)

Il dibattito sui costi della politica si intreccia con il rapporto tra spesa pubblica e prodotto interno lordo, ovvero tra quanto ci costa lo Stato, in tutte le sue articolazioni nazionali e locali, ed il valore delle ricchezza che il Paese produce in un anno. I costi della politica sicuramente incidono sull' ammontare della spesa pubblica aggregata, ma è fuorviante e demagogico sostenere che la soluzione dell' eccezionale debito e del deficit di bilancio pubblici possa venire solo intervenendo su quel versante. Sarebbe però altrettanto sbagliato rispondere con il «benaltrismo» di sinistra memoria. Ognuno è tenuto a guardare, in primo luogo, in casa propria per rimettere a posto i conti, usando quella «diligenza del buon padre di famiglia» che il Codice richiede nella gestione della cosa pubblica e non solo. La politica, intesa sia come istituzioni di rappresentanza, che di governo locali e nazionali, può infatti fare molto. Sul piano della rappresentanza è ormai unanime convinzione che il numero di senatori, deputati e, a scendere, consiglieri regionali, provinciali, comunali, di zona potrebbe tranquillamente essere ridotto in maniera significativa, con importanti risparmi, senza mettere in discussione la qualità della rappresentanza. Si potrebbe poi intervenire sulla razionalizzazione dei centri di spesa. Al riguardo penso ai piccoli Comuni. È vero che siamo il Paese dei cento o mille campanili, ma che in Italia ci siano oltre 8.000 Comuni ed in Lombardia circa 1.546, di cui due terzi circa con meno di 5.000 abitanti, è sicuramente un lusso che non ci possiamo più permettere. Anche perché non credo che, salvo documentate eccezioni, dovute alla posizione territoriale, l' accorpamento, ridurrebbe la qualità della democrazia e, soprattutto, peggiorerebbe la qualità dei servizi ai cittadini. Con questi risparmi, si potrebbe incominciare, a partire dalle realtà locali, a ridurre la pressione fiscale, a tutto vantaggio dei portafogli dei cittadini. Paradossalmente l' attuale situazione aiuterebbe ad affrontare una riflessione più razionale. Ma, se non ora, quando?

(*) Presidente Fondazione Neurologico Carlo Besta

Pagina 5 (4 luglio 2010) - Corriere della Sera