4/16/2010
Dovere di cronaca sull'incontro Fini - Berlusconi
colazione a Montecitorio in cui si sfiora la rottura con il presidente della Camera Gianfranco Fini, che mette sul tavolo l'ipotesi concreta di fare suoi autonomi gruppi parlamentari (pronto il nome, 'Pdl-Italia) se non avra' le risposte politiche che da mesi va chiedendo. Fini imputa a premier, governo e Pdl di andare a traino della Lega, accusa accoratamente Berlusconi di non aver tenuto nella giusta considerazione la 'dote' portata dalla destra italiana al Pdl. Non voglio più essere dipinto come 'il traditore' dal tuo giornale di famiglia se chiedo di contare nel determinare la linea politica di un partito che ho fondato - si accalora Fini - non voglio buttare al macero cinquanta anni della storia politica della destra italiana e lasciare che a decidere sia solo tu con Umberto Bossi. Non voglio più che nel Pdl ci sia gente che tu metti in computo a me e che invece risponde solo ed esclusivamente a te. Non mi hai rispettato e consultato per scelte importanti, mi hai fatto perdere peso politico ed hai cercato di marginalizzarmi. E sulle riforme sono stato informato solo dopo di decisioni prese da te a cena con Bossi. Berlusconi ascolta e cerca, in un primo momento, di minimizzare, sdrammatizzare, garantire che sarà lui il punto di equilibrio e coesione nella coalizione. Vista la vittoria elettorale ed i tanti successi del governo, il Cavaliere vorrebbe convincere Fini che si deve andare avanti con ottimismo e tutto si aggiusterà. Ma è qui, davanti a quello che al presidente della Camera pare una sorta di 'comizio' elettorale, che il co-fondatore esplode: Non puoi dirmi ancora una volta che tutto va bene. O ti siedi con me e vediamo come fare in modo che io conti realmente nelle decisioni e nel Pdl, o sono pronto a fare miei gruppi parlamentari autonomi,perché ho la responsabilità dell'area politica che ho portato nel Pdl. Quello che Fini non dice è che il progetto dei gruppi - una 'extrema ratio', diranno i finiani stessi riuniti subito dopo nello studio del presidente - ha già concretezza: è già iniziata la 'conta' che porterebbe più di 50 deputati e 18 senatori a schierarsi senza esitazioni. Per non parlare della componente 'Generazione Italia', già chiamata in convention per il secondo weekend di maggio a Perugia a sostenere Fini. Berlusconi si accomiata chiedendo 48 ore di reciproca riflessione, due giorni per pensarci sù. Poi, ragionando con i suoi, il Cavaliere dice di aspettarsi che, per coerenza, se Fini é davvero intenzionato a formare gruppi parlamentari autonomi, di conseguenza pensi a dimettersi dalla presidenza della Camera. Così come i parlamentari che lo seguiranno, dovrebbero naturalmente tenere in conto che non saranno ricandidati. Intanto Fini mette nero su bianco una nota, nella quale sottolinea di non voler mettere in crisi maggioranza e governo. "Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani - sgombra il campo da equivoci -. Il Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perché ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito. Ciò significa scelte organizzative, ma soprattutto presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell'intero Paese, capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise". Fini aspetta risposte, ma nei palazzi della politica la tensione è alle stelle. E non aiuta il siparietto del leader leghista Umberto Bossi, che proprio mentre è in corso il teso vertice Berlusconi-Fini, si presenta ad un passo dall'ingresso degli appartamenti del presidente a Montecitorio per dire "con Fini al momento non ci sono problemi" e rivendicare alla Lega il diritto di "prendersi una fetta delle banche", oltre agli assessorati all'Agricoltura in Lombardia, Piemonte e Veneto. In serata, i coordinatori del Pdl Bondi, La Russa e Verdini stigmatizzano le scelte di Fini, che definiscono "incomprensibili" ed esprimono "profonda amarezza". Quella amarezza che il presidente del Consiglio confida ai suoi parlando di autogol di Fini nel caso in cui dovesse decidere di portare alle estreme conseguenze le sue intenzioni. E' il presidente del Senato Renato Schifani a tentare di porre un argine alla complessa giornata: "Quando una maggioranza si divide - invita a riflettere - non resta che dare la parola agli elettori". Ma i finiani Bocchino e Ronchi replicano secchi: si vota solo quando non esiste più una maggioranza che
sostiene il governo. E questo non è.(ANSA). DU-GMB/IRA S0A QBXB
4/08/2010
"Pdl, fuori l’orgoglio" - Un articolo ricco di spunti
aiuto «Facciamo come la Lega. No, facciamo il contrario della Lega. Anzi andiamo contro la Lega. Insomma facciamo concorrenza alla Lega…». Dopo il conclamato successo del Carroccio alle elezioni regionali, è schizofrenica la reazione del Pdl, il partito che al Nord più ha pagato in voti il boom leghista - come avevamo agevolmente previsto. Delle reazioni del Pd, poi, inutile tenere conto: dal dalemiano «la Lega è una costola della sinistra» allo «xenofobi, razzisti e affamatori di bambini» di Rosi Bindi all’ipotesi di «un Pd del Nord» riproposta da Sergio Chiamparino, il disorientamento è totale.
Ma torniamo al Pdl. Grande è la confusione sotto il cielo azzurro. Preoccupazione principale dei finiani di Farefuturo, ossessionati dal desiderio di distinguersi (ma da chi?), sembra quella di «contrastare la Lega» per «ridurne il peso» nella maggioranza, in base alla convinzione che il Cavaliere abbia contribuito alla vittoria di Bossi assecondandone le pretese. Perciò si dia battaglia al Senatùr sul suo terreno, immigrazione e sicurezza, con una politica della cittadinanza e dell'integrazione di grande apertura. Col risultato di rendere Fini, come commenta qualche suo ex sodale, «uno che piace a chi non lo vota e votato da gente a cui non piace». Per La Russa, al contrario, bisogna battere una via ultraleghista: tolleranza zero su immigrazione clandestina e sicurezza. Intanto gli ex di Forza Italia sbandano, oscillano, traccheggiano subendo, non più solo al Nord, la concorrenza elettorale della Lega. Che non possono impedire perché va a beneficio della maggioranza e comunque non sanno contrastare.
Tutti, però, opposizione compresa, tessono le lodi del «radicamento» della Lega, del suo «rapporto col territorio», che a sinistra suscita nostalgie del vecchio Pci, delle sezioni, dei comizi in piazza e dei furgoncini con altoparlanti per le vie dei paesi. La preistoria della politica. E allora, per mettere almeno un punto fermo ed evitare tanta confusione di idee, giusto a proposito di «rapporto col territorio», i vertici locali del Pdl potrebbero ricordare gli interessi reali del Nord, della Lombardia e di Milano. In questi due anni il governo considerato «amico del Nord» si è mostrato invece molto più attento agli interessi di Roma e del Sud. Avrà avuto le sue buone ragioni - i disastri finanziari romani, palermitani e catanesi; la spazzatura napoletana, il terremoto abruzzese - ma è così. L’ultimo esempio è di questi giorni: i fondi per la ricerca medica quasi tutti all'ateneo Federico II Napoli dimenticando la Statale di Milano che di risultati ne produce infinitamente di più. Alla faccia del merito. In nome di una malintesa «solidarietà nazionale», i dirigenti azzurri a volte sembrano averlo dimenticato. La stessa Lega moltissimo ha concesso, a cominciare dai privilegi normativi e finanziari per «Roma Capitale» - ma non era «Roma ladrona»? - pur di far digerire il suo federalismo fiscale. Bene, è ora che il Pdl lombardo mostri un po’ di orgoglio e si occupi della Lombardia e di Milano. Del territorio, appunto: chiedendo, esigendo, pretendendo. E non va certo in questo senso la defezione dell’ultimo momento del sindaco Moratti dalla manifestazione dei 500 sindaci lombardi contro l’iniquo patto di stabilità che, di fatto, premia i comuni scialacquatori e punisce i virtuosi. Sempre alla faccia del merito.
Se davvero Bossi vuol fare il sindaco di Milano non basta dirgli di no, anche se l’altolà di Berlusconi dovrebbe essere più che sufficiente. Bisogna dimostrare - e non è difficile - che per questa città la Lega non ha fatto molto, a parte proclami contro l’immigrazione clandestina e per la sicurezza. Forse ha ragione Philippe Daverio, già assessore della non rimpianta giunta Formentini, quando dice che «Bossi detesta Milano». Che almeno i dirigenti del Pdl mostrino di amarla. Perfino, se necessario, manifestando contro il governo.
4/02/2010
"De Brunetta atque Castelli": Valditara, gli elettori sono stufi dei doppi incarichi

3/30/2010
DONA IL TUO 5 X MILLE PER LA RICERCA CONTRO LA SLA

Per cortesia, leggete fino in fondo. Grazie. Benedetta
Le difficoltà in cui versa la ricerca nel nostro Paese sono in parte compensate dalla generosità delle piccole e grandi donazioni private. Da alcuni anni, grazie ad una legge lungimirante, è possibile finanziare direttamente la ricerca sanitaria e/o scientifica di una determinata istituzione scrivendo il suo codice fiscale e mettendo una firma nelle apposite caselle, in occasione della dichiarazione dei redditi, effettuata attraverso il CUD o il modello 730 o quello Unico. Si tratta di un gesto che, è bene ricordarlo, non costa nulla al contribuente.
Data l’importanza dei fondi che vengono successivamente ripartiti dall’Agenzia per le Entrate, nell’approssimarsi della compilazione dei redditi, si è scatenata e si scatena una vera e propria competizione, con anche importanti investimenti pubblicitari da parte di diversi Istituti di ricerca, per aggiudicarsi fette consistenti della ‘torta’ dei finanziamenti.
La Fondazione IRCCS Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’, essendo vincolata, in quanto ente pubblico, a precisi obblighi di spesa e non avendo grandi mezzi a disposizione, si è sostanzialmente sempre affidata, tranne una limitata campagna pubblicitaria, ai suoi pazienti, ai loro familiari e ai propri collaboratori. Negli ultimi tre anni le scelte effettuate direttamente a favore della Fondazione sono risultate sostanzialmente stabili (circa 7.000), ma gli stanziamenti sono risultati in calo. Il Consiglio di Amministrazione per ottimizzare l’utilizzo di tali finanziamenti ha deciso di finalizzarli, di volta, in volta, ad un preciso progetto. I fondi che sono stati raccolti nel 2007, ma che non sono ancora arrivati, sono ad esempio stati finalizzati a sostegno della conferma degli incoraggianti risultati di uno studio pilota, che ha dimostrato che l’eritropoietina, farmaco utilizzato nella pratica clinica per curare l’anemia e nota alla cronaca per l’uso improprio come doping nei ciclisti professionisti, oltre ad essere ben tollerata dai pazienti, aveva anche una possibile efficacia neuro protettiva sui pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA): una gravissima malattia neurodegenerativa che conduce invariabilmente alla morte nell’arco di pochi anni.
Anche per la dichiarazione dei redditi relativi al 2009, il Consiglio di Amministrazione ha stanziato un oculato stanziamento per una campagna pubblicitaria, ma resto convinto che il contributo maggiore non possa che venire da chi conosce direttamente l’importanza del lavoro di ricerca e cura che quotidianamente si svolge in via Celoria.
Le oltre 800 persone che ogni giorno, con passione e sacrificio, prestano a vari livelli la loro opera per prevenire e curare le malattie neurologiche o le tante persone che per varie ragioni devono frequentare l’Istituto sono, infatti, i migliori testimonial di quanto sia importante l’attività di ricerca, messa a punto al Besta e direttamente portata al letto del paziente con buoni risultati,.
A differenza di altre istituzioni la cui attività è piuttosto precisa, noi abbiamo l’apparente difficoltà di occuparci di tante problematiche diverse (Tumori cerebrali nei bambini e negli adulti, Parkinson, Alzheimer, demenze senili, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, miastenia, Corea di Huntington, cefalee croniche, epilessia e patologie neurologiche dell’infanzia). La piccola campagna pubblicitaria che stiamo predisponendo con l’aiuto creativo gratuito della PirellaLoweGoettsche mira proprio a trasformare questa apparente difficoltà di comunicazione in un punto di forza per far meglio conoscere ed apprezzare i nostri sforzi di continuo aggiornamento e di innovazione delle possibilità di cura.
Per continuare a farlo e a farlo sempre meglio, abbiamo bisogno di un sostegno ancora più grande. A tutti chiedo un grande sforzo, utilizzando i materiali cartacei ed elettronici che a giorni saranno disponibili, per coinvolgere il maggior numero di persone possibile nel sostegno al nostro lavoro di ricerca e cura. Sono certo che chi ci legge saprà comprenderlo. Aiutandoci.
3/24/2010
3/13/2010
FINI: pesi e contrappesi della Democrazia
3/01/2010
2/24/2010
L'affarismo è il nuovo terrorismo - di Giampaolo Pansa
Come è orrendo questo inverno 2010! L’Italia si guarda allo specchio e scopre di essere mangiata dai vermi. Sono vermi famelici, mai sazi, capaci di fare strazio di tutto, pur di guadagnare, di arricchirsi, di diventare sempre più grassi, di dominare il campo, di spazzare via chi non ci sta a farsi divorare. È quello che si intravvede dall’inchiesta sugli appalti della Protezione civile. Finiti nelle mani di affaristi che mi ricordano i terroristi degli anni Settanta e Ottanta.I primi sparavano e mettevano bombe, accoppando centinaia di cristiani. I secondi rubano, corrompono, arruolano politici, magistrati, alti dirigenti dello Stato. E distruggono ogni fiducia nella Repubblica, intesa nel suo significato più vero: cosa pubblica, patrimonio di milioni di cittadini onesti, che si rendono conto di essere sfregiati dai mostricciatoli del tangentismo.Confesso che non avevo voglia di scrivere questo Bestiario. Negli anni di Tangentopoli, avevo raccontato con puntiglio quanto accadeva. L’inizio dell’indagine. Il suo sviluppo terrificante. La morte di quasi tutti i partiti. La caduta di leader che sembravano eterni. La gloria dei magistrati inquirenti, angeli con la spada da elevare agli altari.Ero convinto che la punizione dei tangentari, anche se gonfia di eccessi e viziata dalla parzialità politica, sarebbe servita a fare dell’Italia un paese decente. Ma oggi ho la conferma che tutto è ricominciato. Come allora, peggio di allora. Qui non voglio parlare dell’indagine giudiziaria iniziata dalla Procura della Repubblica di Firenze, poi passata a Roma, quindi a Perugia e adesso estesa all’Aquila terremotata. Leggo dodici quotidiani al giorno. Mi immergo nelle paginate che citano migliaia di intercettazioni. Guardo i talk show televisivi dedicati all’inchiesta. E mi rendo conto di sapere ben poco di quanto è accaduto. La verità che cerco, che cercano tanti cittadini angosciati quanto me, mi sfugge ancora. Un’araba fenice che non si lascia afferrare.Guido Bertolaso è colpevole o innocente? Devo credere o no a quanto va dicendo nei processi che si celebrano davanti alle telecamere? Noi giornalisti stiamo mettendo il fango nel ventilatore o cerchiamo di fare un po’ di luce? Esiste o no la Spectre di affaristi-terroristi che rapinano le casse dello Stato, ovvero i soldi versati anche da noi pochi contribuenti onesti? Facendo strame del principio che tutti hanno gli stessi doveri nei confronti della legge?Però esiste una cosa che vedo con una chiarezza: la presenza dei vermi che divorano quanto gli serve per ingrassare. Sono ben di più che negli anni di Tangentopoli. Non si annidano nei partiti, ma dentro la società italiana. Per questo sono più forti, più numerosi, più famelici. Anche perché i partiti sono scomparsi. È un partito il Popolo della libertà, subito travolto da correnti e clan personali, guidato da un premier, Silvio Berlusconi, ormai debole e incapace di decidere qualsiasi cosa? È un partito quello Democratico, dove non comanda nessuno e che si allea con chi punta a svuotarlo? Ecco perché il tangentismo è diventato uguale al terrorismo. Non cancella soltanto la supremazia della legge e il senso dello stato, cardini di qualunque democrazia. Come ha ben spiegato Marco Vitale sul Corriere della sera, spegne, umilia e distrugge ogni spinta a fare bene. E incita a fare male. Manda avanti i peggiori. Induce a pensare che con il denaro si possa conquistare qualunque cosa. E che sia possibile comprare la politica. Per mutarla in una escort a pagamento e impedirle di fare il suo dovere. Ma a mio parere il terrorismo tangentaro fa anche di peggio. Diffonde i vermi dall’alto in basso. In questi giorni abbiamo visto piccoli politici e funzionari statali periferici incassare buste di denaro contante per tradire i propri doveri. Sapete quale è stato il commento degli italiani senza potere? Se i pesci piccoli si comportano così, chissà quel che faranno i pesci grossi. È in alto che l’impunità diventa uno scudo d’acciaio. Il pesce marcio puzza sempre dalla testa. Un tempo si usava dire: tutto è mafia, dunque niente è mafia. Oggi quel motto si è rovesciato: se il vertice è mafioso, perché la base non dovrebbe esserlo?Tanti anni fa, il terrorismo delle Brigate rosse è stato sconfitto da magistrati coraggiosi e, soprattutto, da forze dell’ordine capaci e decise. Allora gli italiani avevano compreso che non ci potevano essere mezze misure. Valeva il principio che, se tu uccidi, io ti uccido per evitare che tanti cittadini per bene siano destinati alla tomba. Ce lo ricordiamo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa? È uno degli eroi che hanno salvato l’Italia, per poi finire assassinati dal terrorismo mafioso. Esiste un nuovo Dalla Chiesa in grado di fermare l’assalto dei vermi tangentari? Temo di no. Il mio timore si fonda su una convinzione: che la politica non abbia nessuna voglia di mandare in campo uomini come lui e dotati degli stessi poteri. Per volerlo, l’Italia del 2010 avrebbe bisogno di altri partiti, di altri leader, di altri governi. Non vedo nulla di simile all’orizzonte. Anche perché manca la volontà di uscire dalle parzialità faziose che si esauriscono nei cortei di questo o quel colore, e nelle risse televisive.Non siamo soltanto un Paese di corrotti, ma anche di impotenti, di dormienti. Prima o poi, ci sveglieremo sotto le raffiche di altri vermi, di un nuovo terrorismo armato. Ma allora sarà troppo tardi. La corruzione avrà divorato tutto. E non resterà più nulla da salvare.
2/21/2010
La Costituzione italiana, venerdì 5 marzo 2010

2/08/2010
Come diventare imprenditrici di se stesse
2/07/2010
A proposito di Morgan
2/06/2010
Con l’Epo si proverà a curare la Sla: è il doping che ci piace
articolo tratto da Il Giornale del 04febbraio2010
Negli ultimi anni, quando nelle telecronache di Bulbarelli e Cassani si sentiva parlare di Epo il collegamento a un blitz dei nas nel rititiro di una squadra ciclistica era quasi immediato. Scene da angoscia. Ricordo di farmaci e siringhe gettate dalle finestre, ciclisti in lacrime, auto con lampeggianti che sgommavano via. Nei titoli dei tg si parlava di eritropoietina, un farmaco utilizzato per curare malattie di origine diabetica ma che sugli atleti portava a un miglioramento delle prestazioni. Non solo. Porta (e parlo al presente) anche un sacco di guai. Ad esempio rende il sangue molto più denso con tutti gli annessi e connessi, tant’è che leggende metropolitane (ma forse neanche troppo) raccontano di corridori cotretti a pedalare di notte sulle ciclette in albergo per evitare scompensi cardiaci. Fin qui è una brutta storia. Ma ora l’Epo potrebbe portare a una svolta nelle cure per la sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Questo, grazie a uno studio dell’istituto neurologico Besta, che servirà come base per una sperimentazione clinica finanziata grazie alle donazioni del 5 per mille. La Sla è una malattia neurodegenerativa che conduce alla morte nell’arco di pochi anni e riguarda in Italia oltre 4mila malati, tra cui molti calciatori. Non esistono ancora trattamenti efficaci per curarla: l’unico farmaco è il riluzolo, che però ne rallenta solo il decorso. Per lo studio del Besta servono almeno 1,5 milioni di euro, 500mila dei quali provenienti dai fondi raccolti con il 5 per mille del 2007. Soldi che, però, il ministero del Tesoro non ha ancora destinato alla struttura. «Il Besta - spiega il presidente Carlo Borsani - ha così deciso di anticipare ciò che i contribuenti ci hanno donato con le loro dichiarazioni, ma che il ministero non ha ancora erogato». I fondi serviranno ad avviare uno studio clinico di ampie dimensioni per vedere se l’Epo, già usato per curare l’anemia, può rappresentare davvero una possibile cura per la Sla. Allo studio, che si basa sui risultati positivi di un precedente studio pilota, parteciperanno 25 centri italiani, dove saranno coinvolti 160 pazienti.
1/28/2010
Domenica 31 gennaio blocco del traffico
1/20/2010
Impianti sportivi: fianziamenti regionali
1/19/2010
Napolitano: contro Craxi durezza senza eguali
"Cara Signora,
ricorre domani il decimo anniversario della morte di Bettino Craxi, e io desidero innanzitutto esprimere a lei, ai suoi figli, ai suoi famigliari, la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende conclusesi tragicamente.
Non dimentico il rapporto che fin dagli anni '70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea.
Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare.
Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora, dal solo punto di vista dell'interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l'occasione di una ricorrenza carica - oltre che di dolorose memorie personali - di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano.
E' stato parte di quel cammino l'esplodere della crisi del sistema dei partiti che aveva retto fino ai primi anni '90 lo svolgimento della dialettica politica e di governo nel quadro della Costituzione. E ne è stato parte il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale dell'on. Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all'epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall'Italia, dell'ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. Si è trattato - credo di dover dire - di aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana.
Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell'on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell'Esecutivo e nella rappresentanza dell'Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere.
Considero perciò positivo il fatto che da diversi anni attraverso importanti dibattiti, convegni di studio e pubblicazioni, si siano affrontate, tracciando il bilancio dell'opera di Craxi, non solo le tematiche di carattere più strettamente politico, relative alle strategie della sinistra, alle dinamiche dei rapporti tra i partiti maggiori e alle prospettive di governo, ma anche le tematiche relative agli indirizzi dell'attività di Craxi Presidente del Consiglio. Di tale attività mi limito a considerare solo un aspetto, per mettere in evidenza come sia da acquisire al patrimonio della collocazione e funzione internazionale dell'Italia la conduzione della politica estera ed europea del governo Craxi: perché ne venne un apporto incontestabile ai fini di una visione e di un'azione che possano risultare largamente condivise nel Parlamento e nel paese proiettandosi nel mondo d'oggi, pur tanto mutato rispetto a quello di alcuni decenni fa.
Le scelte di governo compiute negli anni 1983-87 videro un rinnovato, deciso ancoraggio dell'Italia al campo occidentale e atlantico, anche di fronte alle sfide del blocco sovietico sul terreno della corsa agli armamenti ; e videro nello stesso tempo un atteggiamento "più assertivo" del ruolo dell'Italia nel rapporto di alleanza - mai messo peraltro in discussione - con gli Stati Uniti. In tale quadro si ebbe in particolare un autonomo dispiegamento della politica estera italiana nel Mediterraneo, con un coerente, equilibrato impegno per la pace in Medio Oriente. Il governo Craxi e il personale intervento del Presidente del Consiglio si caratterizzarono inoltre per scelte coraggiose volte a sollecitare e portare avanti il processo d'integrazione europea, come apparve evidente nel semestre di presidenza italiana (1985) del Consiglio Europeo.
Né si può dimenticare l'intesa, condivisa da un arco assai ampio di forze politiche, sul nuovo Concordato: la cui importanza è stata pienamente confermata dalla successiva evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa.
Numerosi risultano in sostanza gli elementi di condivisione e di continuità che da allora sono rimasti all'attivo di politiche essenziali per il profilo e il ruolo dell'Italia.
In un bilancio non acritico ma sereno di quei quattro anni di guida del governo, deve naturalmente trovar posto il discorso sulle riforme istituzionali che aveva rappresentato, già prima dell'assunzione della Presidenza del Consiglio, l'elemento forse più innovativo della riflessione e della strategia politica dell'on. Craxi. Nel quadriennio della sua esperienza governativa, quel discorso tuttavia non si tradusse in risultati effettivi di avvio di una revisione della Costituzione repubblicana. La consapevolezza della necessità di una revisione apparve condivisa attraverso i lavori di una impegnativa Commissione bicamerale di studio (presieduta dall'on. Bozzi) : ma alle conclusioni, peraltro discordi, di quella Commissione nel gennaio 1985 non seguì alcuna iniziativa concreta, di sufficiente respiro, in sede parlamentare. Si preparò piuttosto il terreno per provvedimenti che avrebbero visto la luce più tardi, come la legge ordinatrice della Presidenza del Consiglio e, su un diverso piano, significative misure di riforma dei regolamenti parlamentari.
Tra i problemi che nell'Italia repubblicana si sono trascinati irrisolti, c'è certamente quello del finanziamento della politica. Si era tentato di darvi soluzione con una legge approvata nel 1974, a più di venticinque anni dall'entrata in vigore della Costituzione. Ma quella legge mostrò ben presto i suoi limiti, in particolare per la debolezza dei controlli che essa aveva introdotto. Attorno al sistema dei partiti, che aveva svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo tessuto democratico nell'Italia liberatasi dal fascismo, avevano finito per diffondersi "degenerazioni, corruttele, abusi, illegalità", che con quelle parole, senza infingimenti, trovarono la loro più esplicita descrizione nel discorso pronunciato il 3 luglio 1992 proprio dall'on. Craxi alla Camera, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato.
Ma era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano e da altre. E dall'insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, né una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l'azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia.
L'on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l'esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona.
Né si può peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo - nell'esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell'on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il "diritto ad un processo equo" per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea.
Alle regole del giusto processo, l'Italia si adeguò, sul piano costituzionale, con la riforma dell'art. 11 nel 1999. E quei principi rappresentano oggi un riferimento vincolante per la legislazione nazionale e per l'amministrazione della giustizia in Italia.
Si deve invece parlare di una persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Quel tema non poteva risolversi solo per effetto del cambiamento (determinatosi nel 1993-94) delle leggi elettorali e del sistema politico, e oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell'alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l'on. Bettino Craxi.
E' questo, cara Signora, il contributo che ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell'opera di suo marito, per l'impronta non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico.
Con i più sinceri e cordiali saluti".
Roma, 18 gennaio 2010
1/14/2010
Vita da single
Sono il 50,6 per cento. In crescita anche nel resto d’Italia. L’identikit: giovani, divorziati, anziani che restano soli
MILANO - «Benvenuti a Milano, città dei single». Così, d’ora in poi, il capoluogo lombardo dovrebbe presentarsi al mondo fin dai cartelli che segnalano l’ingresso nei confini ambrosiani. Tra città delle biciclette, città denuclearizzate, città del cotechino o del mistero, l’Italia offre davvero di tutto. Oggi anche Milano ha un suo primato. Quello di metropoli in cui il paradosso delle famiglie con un solo componente è diventato la norma. Negli ultimi mesi del 2009 i nuclei creati da una persona sola hanno superato quelli con due o più individui. Per la precisione: su 687.401 famiglie presenti in città, 347.651 hanno un unico nome sul campanello. Il 50,6 per cento. Il sorpasso è avvenuto negli ultimi mesi. Solo due anni fa i single registrati all’anagrafe erano 332.987 su un totale di 676.486 famiglie. La tendenza alla crescita delle famiglie-single è in atto nel nostro Paese da un trentennio. Ma nemmeno i demografi si aspettavano che Milano fosse diventata una città di monadi. «Sono sorpreso—ammette Giancarlo Blangiardo, demografo dell’università Bicocca —. Certo, bisogna tenere conto che i dati dell’anagrafe prendono per buone le dichiarazioni di chi si presenta al Comune come single ma in realtà vive in coppia, da convivente. Detto questo, il fenomeno a Milano ha raggiunto vette altissime». Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? «Nelle nostre attese la quota di famiglie single tenderà a stabilizzarsi nel nostro Paese intorno al 40 per cento», risponde il demografo. Insomma, Milano è un caso particolare. Prendiamo Roma. All’ombra del Colosseo i single sono tanti (oltre 568 mila). Ma nettamente meno della metà delle famiglie (in tutto 1.325 mila). Per quanto riguarda il Paese nel suo insieme, i dati Istat più aggiornati fotografano il 2007 e parlano di più di una famiglia su quattro (28,4 per cento) con un solo componente. Le regioni dove i single rappresentano più del 30 per cento delle famiglie sono il Piemonte (30,3 per cento) la Valle d’Aosta (34,8 per cento), il Friuli Venezia Giulia (30,7 per cento) e la Liguria (35,4 per cento).
«Milano è la città dei single per definizione — dice il sociologo Enrico Finzi —. Il capoluogo lombardo catalizza le energie e le risorse migliori del Paese. Sotto la Madonnina si trasferiscono a caccia di lavoro i giovani più imprenditori e preparati del Sud — continua il presidente di Astra Demoskopea —. Negli ultimi anni, come certificato dalla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ndr), il fenomeno ha ripreso vigore. Poi ci sono le vedove. Perché i single anziani sono tanti e in stragrande maggioranza donne: le signore hanno una maggiore aspettativa di vita. Terzo fattore: la costante crescita di separati e divorziati». A sentire i tecnici dell’anagrafe milanese, di «fattore single» ce ne sarebbe anche un quarto. Legato all’immigrazione. Dal 2007 a oggi, dopo l’ingresso della Romania nella Ue, a Milano si sono registrati in Comune diverse migliaia di romeni che prima vivevano nella città del Duomo da clandestini. Una volta preso atto della realtà, la politica milanese subito si divide. Una buona fetta del centrodestra cittadino pensa a misure per favorire il ritorno delle giovani coppie a Milano, meglio se con numerosi passeggini. Il centrosinistra è più propenso a una posizione non interventista. Il confronto è tutt’altro che accademico. Proprio in questi giorni il consiglio comunale discute il piano di governo del territorio. E al centrosinistra non vanno giù le agevolazioni per le giovani coppie e le famiglie numerose che cercano casa a prezzo scontato. «La nostra attenzione va soprattutto agli anziani che vivono soli. Tramite varie forme di assistenza mirata. D’altra parte i single giovani e rampanti non interrogano l’amministrazione », riflette l’assessore all’Anagrafe, Stefano Pillitteri. «Sia chiaro, nessun pregiudizio verso i single—mette le mani avanti Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica della giunta di centrodestra di Letizia Moratti —. Ma a nostro parere la famiglia e le relazioni tra persone sono un valore. Un bene da incentivare a vantaggio di tutta la comunità. Soprattutto nei contesti metropolitani dove la vita per le famiglie è più difficile». «Il compito di chi amministra non è giudicare i cittadini sul privato ma rispondere ai loro bisogni — ribatte Carmela Rozza, consigliere comunale milanese del Pd —. Milano è piena di single che guadagnano mille euro al mese ma devono pagare dai 700 ai 900 euro per un monolocale. Infermieri, tranvieri. Gente che fa funzionare la città. Per non parlare di chi precipita nell’indigenza dopo una separazione. Eppure questa gente sembra invisibile. Per questo abbiamo presentato emendamenti al Pgt perché si tenga conto anche dei single. Il Comune non può liquidare il problema con qualche posto letto in più nei dormitori pubblici. E anche la politica nazionale deve porsi il problema». Ma dov’è finito l’orgoglio single spesso mostrato dalla pubblicità? Anche a Milano come in altre città del Nord fanno capolino negozi che propongono «liste single» per chi va a vivere da solo. Qualcuno festeggia separazioni e divorzi. E gli orgogliosi di esser soli mettono una fedina sulla mano destra imitando parigini e newyorkesi. Ma, a sentire il sociologo Enrico Finzi, si tratta di una minoranza: «Secondo una nostra indagine i single che subiscono la loro condizione e, per di più, non vedono prospettive di coppia per il futuro sono la maggioranza. Mentre i convinti— quelli che hanno scelto di vivere da soli e pensano di continuare sulla stessa strada in futuro — sono poco più del 15 per cento».
di Rita Querzè - Corriere della Sera del 13 gennaio 2010
Uno spunto di riflessione: da un'indagine della Camera di Commercio di dicembre emerge che per vivere a Milano un single (nel senso di una persona che vive da sola) ha bisogno di 1810€....
12/24/2009
Buon Natale!
Credo fermamente che anche la politica debba prendere ispirazione da questo messaggio, per tornare ad essere alta e nobile, fatta per qualcosa di importante, non per tornaconti personali o per interessi meschini o particolari.
Una politica del fare, una politica di servizio, che tenga sempre ben a mente di dover avere il bene comune come stella polare della sua concreta azione e che sappia anticipare ed accompagnare, e non inseguire, le mutazioni della nostra società. Con fermezza e rispetto dell'altro.
E' con questo spirito che Vi faccio i più cari auguri per un Natale sereno e per un 2010 ricco di soddisfazioni, e non solo.
12/15/2009
Berlusconi -Tartaglia
12/11/2009
Babbo Natale arriva in tram!

11/24/2009
GIANFRANCO FINI PRESENTA IL SUO LIBRO A MILANO
Democristiani mai
Cara Ferretto, mai democristiani
La legittima decisione di Silvia Ferretto di passare all' UDC, mi induce a ricordare lo stato d' animo di molti di noi, allora militanti del MSI, di fronte alla nascita di An. La preoccupazione maggiore non era l' abbandono di miti, valori e obiettivi politici che erano stati la bandiera del partito di Giorgio Almirante, in cui eravamo cresciuti fisicamente e politicamente. No, la vera preoccupazione era quella di diventare democristiani. Non tanto e non solo perché aborrivamo la politica fondata solo sul compromesso contingente, ma perché non volevamo una politica priva di una vera identità, buona per tutte le stagioni e per tutti i gusti. Eravamo consapevoli che i cambiamenti intervenuti nella società italiana e in Europa non ci consentivano di restare ancorati al passato, ma volevamo che i nostri valori, non più filtrati da una cultura politica largamente anacronistica, continuassero ad essere di riferimento nel nuovo agire politico. La fusione tra An e Fi, per dar vita al Pdl, ha impresso un' accelerazione verso una forma partito più indistinta e meno caratterizzata. Un passaggio necessitato, ma che fa correre il rischio di trasformare il partito in una sorta di supermarket della politica dove ognuno può trovare nei vari scaffali l' offerta personalizzata. Mi si potrà rispondere, parafrasando Humphrey Bogart, che questa è la modernità, bellezza! Personalmente però continuo a credere che senza un forte, seppur flessibile, ancoraggio ideale, la politica diventi solo aggregazione transitoria. Taxi sui quali, come diceva Enrico Mattei, si può salire e scendere a seconda della bisogna. Di fronte a questo scenario, resto un nostalgico.
Carlo Borsani
Presidente Fondazione Besta
11/19/2009
COMUNE DI MILANO. PAOLO MASSARI ENTRA IN GIUNTA.
11/12/2009
MILANO NERO-AZZURRA, SABATO 14 NOVEMBRE..

11/10/2009
ESCORT ... Ma va, va va
Abbattiamo il muro di omertà. Basta elemosine ai bambini!
11/07/2009
L'On. Guido Podestà apre Palazzo Isimbardi
11/04/2009
Asta pubblica del 9 e 10 novembre 2009
•capi di abbigliamento di varia tipologia (calze, intimo, giubbotti, scarpe, ecc.),
•bigiotteria (anelli, bracciali, orecchini, collane, ecc.),
•biancheria casa (tovaglie, tappeti, tende, lenzuola, ecc.),
•soprammobili di vario genere e foggia (oggetti in legno, rame, ottone, ecc.),
•pelletteria varia (borse, portamonete, cinture, ecc.),
•portaincenso, confezioni incenso varie fragranze,
•accessori vari abbigliamento (cappelli, sciarpe, guanti, bandane, pashmine, moneta varia fuori corso).
Presso le civiche depositerie di via Gregorovius n. 15 sarà possibile consultare, nei 5 giorni antecedenti l'asta, l'elenco dettagliato degli oggetti posti in vendita.
I lotti singoli e/o accorpati saranno illustrati dal banditore agli acquirenti al momento dell'asta.
Per informazioni, tel. 02. 0202
10/15/2009
Tutto l'anno in verde ... Domenica 18 ottobre
PROGRAMMA
ORE 14.00: Inizio manifestazione e Benvenuto delle Istituzioni
ORE 15.00: Siamo tutti giardinieri!Scopriremo come mantenere verde il nostro balcone, orto o giardinodurante i mesi invernali grazie ai preziosi consigli dei nostri esperti.
ORE 15.00: Le Favole del Gatto BartolomeoUn cantastorie racconterà le fantastiche avventure del GattoBartolomeo per i più piccoli.
ORE 15.00: Visita guidata gratuita a Piazza Leonardo da VinciPasseggeremo in compagnia di un esperto di botanica che ci faràscoprire le numerose e variegate specie arboree che nasconde lanostra zona.
ORE 16.30: Laboratorio verde per bambiniDiventa un piccolo giardiniere ed impara anche tu a far crescere la tuapiantina!
ORE 17.00: Una nuova visita guidata dedicata alla“Signora di Città Studi”Una nuova passeggiata alla scoperta di Piazza Leonardo da Vinci e deisuoi dintorni, accompagnati dalle parole dei nostri esperti di botanica.
ORE 17.30: Torna il Gatto Bartolomeo!Ascolteremo una nuova esilarante avventura del Gatto Bartolomeo edella sua allegra combriccola.
ORE 18.30: Discorso di chiusura e ringraziamenti
* In caso di maltempo, la giornata slitterà a Domenica 25 Ottobre 2009
Asta pubblica del 26 e 27 ottobre 2009
10/13/2009
E' il Cav. a infettare l'Italia? di Giampaolo Pansa
È questa la tesi sostenuta sull’Unità di venerdì 9 ottobre da Giorgio Bocca, intervistato da Oreste Pivetta. Il cronista gli chiede: «Che succederà dopo la bocciatura del Lodo Alfano?». Bocca risponde: «Berlusconi rimarrà al governo, i suoi avvocati inventeranno mille cavilli perché i suoi processi cadano in prescrizione. E se anche Berlusconi dovesse cadere resterà il berlusconismo, il male profondo di un paese che ha così poca dignità da accettare la guida di un uomo corrotto che sta distruggendo la democrazia».
Qualche lettore del Riformista si chiederà che cosa c’è di nuovo in questa tesi. È da quando ha messo in piedi le sue tivù, dove ha lavorato anche Bocca, che il Cavaliere viene accusato di ammazzare la democrazia e di guastare un paese perfetto come l’Italia.
Le tante sinistre lo ripetono di continuo, salvo qualche momentanea eccezione. Per esempio, quella di Max D’Alema che nell’aprile 1996, vigilia di elezioni, andò in visita pastorale agli studi milanesi di Mediaset e disse: «Questa azienda è un patrimonio dell’Italia, una risorsa per il paese». Ma adesso niente più eccezioni. E giù botte sul Caimano.
Eppure nel passaggio bocchista che ho citato una novità esiste. Ed è quella destinata a toglierci ogni speranza. Anche quando il Cavaliere sarà morto e sepolto, la sua maledizione satanica continuerà a fare il proprio lavoro. Completando la mutazione della nostra bella Italia in un posto sempre più infernale. Ma questa convinzione, molto diffusa tra gli avversari del Berlusca, ci obbliga a una domanda: prima dell’apparizione del Caimano l’Italia era proprio tanto bella?
L’età mi concede il privilegio di aver visto, e raccontato sui giornali, com’eravamo prima del fatale 1994, l’anno della discesa in campo di Berlusconi. Sfoglio il mio album della memoria e vengo assalito da uno tsunami di ricordi tutti negativi. Vediamoli insieme, un po’ alla rinfusa e con disordine.
Prima di tutto, la corruzione della casta politica, sfociata nel disastro di Tangentopoli e nel giustizialismo di Mani Pulite, sacrosanto e tuttavia non sempre imparziale, misurato e risolutivo. Poi la mafia, con i suoi crimini. Il terrorismo rosso e nero, la fabbrica di centinaia di assassinati. L’evasione fiscale, cancro antico e mai sconfitto. Il disastro scolastico, drammatico soprattutto ai piani alti, con un sistema universitario tra i peggiori al mondo. L’ignoranza e l’incompetenza dilaganti, sia pure meno di oggi. Il padrinaggio politico che inquinava il mercato del lavoro: niente posto a chi non disponeva di un santo in paradiso.
E ancora. I concorsi truccati, come gli appalti. L’inefficienza dell’apparato amministrativo pubblico, a tutti i livelli, da quello comunale a quello statale. La burocrazia asfissiante. L’assenteismo cronico, un male mai curato. Il disordine urbanistico. L’illegalità edilizia. Il divario terribile fra il Sud e il Nord. L’avarizia sociale. La mancanza di solidarietà. La sicumera imbecille nell’affermare che i diritti vengono prima dei doveri. Il maschilismo più ottuso, capace di rendere molte famiglie dei posti infernali. Per essere più chiaro, domando: le donne venivano pestate dai mariti, dai padri e dai fratelli anche prima dell’arrivo di Berlusconi o no?
Ecco un elenco di vergogne molto sommario, che i lettori del Riformista sono in grado di completare. Possiamo metterlo sul conto del Cavaliere? Se ci azzardassimo a farlo, dovremmo vergognarci di noi stessi. Sento replicare dalle tante sinistre: ma il Caimano sta al governo da quindici anni! Ecco un falso cronologico e politico. Dal 1994 a questo 2009 il centro-sinistra ha comandato per la metà del quindicennio, con i due governi di Romano Prodi. Il Cavaliere può aver fatto poco o nulla per rendere migliore l’Italia. Ma di certo non è la sola fonte di tutti i nostri guai.
Eppure nell’ansia disperata di spedire a casa Berlusconi e il suo partito, dilaga il vizio di pararsi le chiappe con un alibi debole e sfrontato. L’alibi suona così: la colpa è tutta del Caimano. Già, è lui che ha infettato l’Italia e continua a contagiarla. Leggo dodici quotidiani al giorno e ogni volta vedo ritornare questo mantra, recitato come una formula magica da non pochi opinionisti e da molti lettori.
In queste ore pessime per tutti, con la crisi economica e sociale che s’intreccia al caos politico, il mantra sta diventando assordante. Anche grandi giornali d’informazione, che avrebbero l’obbligo di mantenere la testa fredda, si abbandonano a un’illusione pericolosa. Quella che induce a pensare: una volta sparito il Caimano, ritornerà l’età dell’oro.
Ho già scritto più volte che di Berlusconi non m’importa niente. Non è il mio premier. Neppure il suo partito è la mia casa politica. Ma conosco bene i polli del pollaio di centro-sinistra. Quando non provo paura, mi fanno ridere. La settimana delle tre domeniche non l’ha ancora inventata nessuno. Credete che ci riesca un governo partorito da Franceschini, o da chi per lui, da Di Pietro e da qualche lunatico rosso? Provate a immaginarli al potere invece che al bar, questi quattro compari. E chiedetevi se non dovremo scappare all’estero.
10/09/2009
Scuola e Università: se ne discute con il ministro Gelmini
10/06/2009
9/21/2009
Kabul, 16/09/2009: le parole vanno trovate
Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi,
per me oggi forse è ancora più difficile trovare le parole in quanto i ragazzi caduti sono quelli del mio reggimento, della mia brigata, della mia «Folgore». Tuttavia le parole vanno trovate. Come giustamente ha detto lei, signor Ministro, oggi è il momento del silenzio e del cordoglio. Forse è anche il momento di rispondere con fermezza a chi - magari perché non è in grado di contare fino a dieci - si è permesso di rilasciare dichiarazioni inerenti il ritiro del nostro contingente. Si è parlato di exit strategy, forse perché il termine inglese fa più effetto, senza neanche capirne il significato.Penso che in questo momento i nostri soldati abbiano bisogno di tutt'altro. Hanno bisogno che vi sia non un Governo ma uno Stato vicino. Qui non c'è una questione di Governo di centrodestra o di centrosinistra. I nostri soldati sulla mimetica hanno il tricolore, non hanno i simboli politici e ciò non va dimenticato. Sono lì per portare la pace e questo ha un prezzo. La moglie del caduto ha detto giustamente di essere «orgogliosa e fiera» e lo siamo tutti noi. In questo momento la cosa più importante è far capire ai nostri soldati che non sono e non saranno mai lasciati soli. Quindi l'appello che rivolgo a tutti i colleghi presenti in quest'Aula è di evitare strumentalizzazioni di ogni genere e di ogni tipo e di avere rispetto per chi si è sacrificato per la propria patria e per coloro che rientreranno dall'Afghanistan in una cassa avvolta dal tricolore. Il Popolo della Libertà è con lei signor Ministro e con il Governo perché sa che questa missione deve continuare. Chi si diverte a farci saltare in aria deve sapere che i nostri soldati e che l'Italia intera non si tirerà mai indietro e domani i nostri uomini e le nostre donne che indossano l'uniforme continueranno a uscire dalle nostre basi.
On. Gianfranco Paglia, deputato del Pdl,
membro della commissione difesa e madaglia d'oro al valor militare
18 settembre 2009
8/06/2009
INNSE, ICHINO e altro (Corriere del 5 agosto '09)
8/03/2009
Dal Bestiario di Giampaolo Pansa, 02/08/2009
Sono stati usati tutti i mezzi. Le inchieste, le interviste, le fotografie, le registrazioni clandestine. L’obiettivo era di dimostrare che Berlusconi non meritava di rappresentare l’Italia, si comportava da puttaniere, organizzava festini a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa. E inoltre era un bugiardo, la colpa più grave per un leader politico. L’offensiva di Repubblica è stata talmente intensa da far breccia. Ma non sulla vittima designata, bensì sul primo partito di opposizione. Abbiamo visto avvenire quel che non era mai accaduto in Italia. Un giornale ha dato la linea a un blocco politico con milioni di elettori. Il leader del Partito democratico, l’incauto Dario Franceschini, si è sdraiato sugli ordini impartiti da Mauro. Al punto di commettere, e proprio in campagna elettorale, la sua gaffe più madornale. Quella di chiedere agli italiani se avrebbero affidato l’educazione dei loro figli a un mignottaro come Berlusconi. A chi toccava replicare ai centurioni di Largo Fochetti? Soprattutto al primo fra i quotidiani del centro-destra: Il Giornale , diretto da Mario Giordano. La replica c’è stata, ma non pari alla forza dell’assalto. Giordano è un giornalista giovane e bravo, è un cattolico convinto, scrive ottimi articoli di fondo. Però non ha il cinismo duro di Mauro. Dunque non era l’uomo giusto per applicare la vecchia regola delle guerre politiche: a brigante, brigante e mezzo. Immagino che per questo il Cavaliere l’abbia silurato. Poteva farlo perché, attraverso il fratello Paolo, è l’editore della testata. Al posto di Giordano, ha messo Vittorio Feltri, sino a ieri direttore di Libero . Feltri è un giornalista di 66 anni, con alle spalle una lunga carriera, un primo della classe con un carattere da bergamasco duro. E soprattutto abituato a scrivere chiaro e con asprezza. Che cosa gli ha chiesto Berlusconi nell’insediarlo al Giornale ? Qui entriamo nel campo delle congetture, sia pure non del tutto campate in aria. Per prima cosa, gli ha dato il mandato di irrobustire Il Giornale in termini di copie vendute, portandole via soprattutto a Libero . E per seconda cosa, la più importante, di organizzare una risposta vera all’assalto di Repubblica . Conosco Feltri quel tanto che mi basta per dire, con simpatia: ecco un Cavallo Pazzo del giornalismo italiano, dove i quadrupedi saggi stanno diventando un po’ troppi. Vittorio non è il tipo che obbedisce con la testa bassa agli ordini di un padrone. Ma se l’editore gli propone un lavoro congeniale al suo carattere, sarà ben contento di farlo. E al meglio delle sue capacità. Per questo dobbiamo aspettarci una guerra civile dentro la carta stampata. Soltanto Feltri conosce quel che farà a partire dal 24 agosto, il giorno di esordio al Giornale. Ma niente impedisce al Bestiario di immaginare quali saranno i piatti più robusti del suo menù giornaliero. Repubblica sta coprendo di fango la vita privata del Cavaliere? Bene, il Giornale feltriano farà altrettanto con i big del Gruppo Espresso-Repubblica. Le suggestioni saranno molte. Potrà cominciare dall’editore, l’ingegner Carlo De Benedetti. Senza limitarsi a dire che si tratta di un capitalista eversore, per di più con il punto interrogativo. Feltri manderà i suoi cani da tartufi a rovistare nella vita pubblica e soprattutto in quella privata dell’Ingegnere. E soltanto Iddio sa che cosa potrà scovare. Ne potrebbe emergere un ritratto devastante. Dipinto con una crudeltà mai sperimentata dall’interessato. La stessa tecnica verrà usata nei confronti di Mauro, il direttore del giornale nemico, e di Eugenio Scalfari, il fondatore. Poi toccherà al soggetto più debole, il direttore dell’ Espresso , Daniela Hamaui. Colpevole di aver messo nel sito on line del settimanale i nastri registrati di nascosto da Patrizia D’Addario, la escort più famosa tra le tante che hanno allietato le notti di Palazzo Grazioli. Penso che la signora Hamaui ne sarà angosciata. Ma purtroppo la guerra non guarda in faccia a nessuno. Dalla carta stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più immondo. A questo punto smetto di immaginare. E mi chiedo se tutto questo servirà a migliorare la credibilità del giornalismo italiano. La mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere più infernale la bolgia che stiamo già vivendo. Ma questa, ahimè!, è la regola numero uno di tutte le guerre civili.
7/18/2009
CINEMA SOTTO LE STELLE A PALAZZO REALE
luglio
Venerdì 17 Hamlet (USA/GB, 1996, 232’) di Kenneth Branagh con Kenneth Branagh, Drek Jacobi, Julie Christie.
Dopo l’apparizione del fantasma del padre, Amleto capisce che è stato lo zio Claudio ad ucciderlo e così cerca di smascherarlo. A sua volta Claudio intuisce che Amleto è a conoscenza della verità e tenta di eliminarlo, ma egli si fingerà pazzo anche nei confronti della sua amata Ofelia...
Sabato 18 Quarto Potere (USA, 1941, 119’) di Orson Welles con Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore.
Il magnate dell’informazione Charles Foster Kane pronuncia la parola "Rosebud" immediatamente prima di morire, e un reporter va alla ricerca della soluzione dell'enigma nel suo passato...
Domenica 19 Good Night and Good Luck (USA, 2005, 90’) di George Clooney con David Strathairn, George Clooney, Jeff Daniels.
Edward R. Murrow, celebre giornalista ed anchorman della CBS viene a conoscenza di una lista di proscrizione redatta dal senatore del Wisconsin Joseph McCarthy nella quale vengono inseriti i nominativi di tutti coloro che sono sospettati di avere simpatie filo-comuniste...
Venerdì 24 Thank you for smoking (USA, 2005, 92’) di Jason Reitman con Aaron Eckhart, Cameron Bright, Adam Brody.
L’America mette in ridicolo uno dei propri stereotipi: il tabù del fumo. Nick Naylor, portavoce della Big Tabacco cerca con astuzia di combattere i detrattori delle sigarette convincendoli che fumare non è poi così negativo.
Sabato 25 Sbatti il mostro in prima pagina (It/Fra,1972, 93’) di Marco Bellocchio con Gian Maria Volonté, Laura Betti, Jacques Herlin.
Milano, anni ‘70. Un redattore di un grande quotidiano sfrutta un delitto sessuale per screditare la sinistra extraparlamentare nella Milano dopo la bomba di piazza Fontana e i funerali di Feltrinelli.
Domenica 26 Padre Padrone (It, 1977, 120’) di Paolo e Vittorio Taviani con Saverio Marconi, Omero Antonutti, Marcella Michelangeli.
Il piccolo Gavino, costretto dal padre a lavorare sin dall'infanzia senza frequentare la scuola, si riscatta durante il servizio militare, dove ha la possibilità di studiare trovando la forza di ribellarsi.
Venerdì 31 Potere Assoluto (USA, 1997, 121’) di Clint Eastwood con Clint Eastwood, Gene Hackman, Ed Harris.
Luther Whitney è un ladro professionista, di quelli vecchio stile. Una notte è in procinto di svaligiare il caveau di uno degli uomini più ricchi e potenti d’America. Entrato in casa si accorge però di non essere solo...
Agosto
Sabato 1 Le mani sulla città (It, 1963, 105’) di Francesco Rosi con Rod Steiger, Guido Alberti, Marcello Cannavale.
In un quartiere popolare un palazzo subisce un crollo e due operai muoiono, un bambino perde le gambe, scoppia lo scandalo ma il costruttore se la cava grazie a collusioni politiche. Crudele e coraggiosa denuncia della corruzione e della speculazione edilizia in una città d’Italia.
Domenica 2 Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (It, 1970, 95’) di Elio Petri con Gian Maria Volontè, Florinda Bolkan, Gianni Santuccio.
Un alto funzionario di polizia proprio nel giorno della sua promozione uccide la propria amante. Anziché preoccuparsi di non lasciare tracce del delitto, certo di essere al di sopra di ogni sospetto, si impegna a moltiplicare gli indizi a proprio carico.
Venerdì 7 Il colore dei soldi (USA, 1986, 119’) di Martin Scorsese con Mary Elizabeth Mastrantonio, Paul Newman, Tom Cruise.
Eddie ex campione di biliardo non ha più interesse al gioco, ma vedendo giocare Vincent, si riaccende in lui la passione mai spenta. I due fanno un accordo lavoreranno insieme ed Eddie gli insegnerà tutti i trucchi del mestiere. Eddie ritroverà la fiducia in se stesso, e tornerà in gara per dimostrare di essere ancora più bravo.
Sabato 8 Wall Street (USA, 1987; 125’) di Oliver Stone con Michael Douglas, Charlie Sheen, Daryl Hannah.
New York, anni ‘80. A Wall Street l’unica cosa che vale è il potere del denaro. Bud Fox è un brillante broker pronto a qualsiasi cosa per il successo, ma, i suoi sogni si dissolveranno come le quotazioni che appaiono sui monitor a Wall Street.
Domenica 9 Il deserto dei tartari (It/Fra/Ger, 1976, 140’) di Valerio Zurlini con Vittorio Gassman, Giuliano Gemma, Helmut Griem.
Nel 1907, il ventenne tenente Drogo viene inviato, come prima nomina, in una fortezza vicina a una zona desertica. Ma il nemico atteso con cui battersi non arriva mai.
Venerdì 14 Matrix (USA-Australia, 1999, 136’) di Andy e Larry Wachowsky con Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss.
Neo vuole disperatamente scoprire la verità su Matrix, mondo virtuale elaborato al computer creato per tenere sotto controllo le persone. Neo pensa che l'unico uomo in grado di dare una risposta alle sue domande sia Morpheus, uno strano personaggio di cui si raccontano episodi strani.
Sabato 15 The Truman Show (USA, 1998, 103’) di Peter Weir con Jim Carrey, Laura Linney, Noah Hemmerick.
Dopo aver scoperto che la propria vita non è altro che una soap opera con spettatori in tutto il mondo, l'impiegato Truman Burbank decide di abbandonare il gigantesco set nel quale ha sempre vissuto per affrontare la vita reale...
Domenica 16 Il trono di sangue (Giappone, 1957, 110’) di Akira Kurosawa con Toshiro Mifune, Isuzo Yamada.
Adattamento del Macbeth ambientato nel Giappone del XVI secolo. Uno spirito della foresta rivela ai feudatari Washizu e Miki il loro futuro. Il primo, destinato alla nomina di Signore, viene spinto dalla moglie a macchiarsi dei delitti più atroci per assecondare la profezia e raggiungere il potere.
Venerdì 21 Kagemusha l’ombra del guerriero (Giappone, 1980, 159’) di Akira Kurosawa con Tatsuya Nakadai, Tsutomu Yamazaki, Kenichi Hagiwara.
Nella metà del XVI secolo, durante la conquista di Kyoto, capitale del Giappone Shingen Takeda, un potente capo in punto di morte ordina che la sua figura venga sostituita da un kagemusha (controfigura) per evitare che i nemici attacchino. L’uomo prescelto inizialmente reticente, a poco a poco s’identifica nel suo ruolo. Scoperto sceglie una morte solitaria sul campo in una sgomentata ricerca d'identità.
Sabato 22 Le relazioni pericolose (USA-Gran Bretagna, 1988, 119’) di Stephen Frears con Michelle Pfeiffer, Glenn Close, John Malkovich,
Nella Francia del XVIII secolo il cinico e libertino visconte di Valmont complotta con la marchesa de Merteuil per sedurre la giovane e illibata Cécile de Volanges e nel frattempo si impegna a conquistare per scommessa una rispettabile donna sposata, madame de Tourvel. Il visconte commette però un errore imperdonabile: innamorarsi della propria vittima.
Domenica 23 Il potere dei sensi (Fra, 2002, 115’) di Jean-Claude Brisseau con Coralie Revel, Sabrina Seyvecou, Roger Miremont.
Due giovani donne, la spogliarellista Nathalie e la naïve Sandrine, una barista, si ritrovano a lottare per sopravvivere a Parigi; insieme scoprono che il sesso può essere usato a proprio vantaggio e piacere...
Venerdì 28 Il padrino (USA,1972, 2.55’) di Francis Ford Coppola con Marlon Brando, Al Pacino, Diane Keaton.
Nel 1945, Vito Corleone, mafioso italo - americano, subisce un attentato dalla famiglia rivale, il figlio Michael, eroe di guerra che non si era mai interessato agli affari di famiglia, affianca senza desiderio i fratelli e diventerà il capo del clan ed organizzerà la vendetta nei confronti dei rivali….
Sabato 29 Il divo (It, 2008, 110’) di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti. Agli inizi degli anni Novanta Giulio Andreotti avanza inarrestabile verso il settimo mandato come Presidente del Consiglio fino a quando il contropotere piú forte dell'Italia, la mafia, decide di dichiarargli guerra.
Domenica 30 Gomorra (It, 2008,137’) di Matteo Garrone con Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale.
Soldi, sangue e potere: “virtù”con le quali molti abitanti delle zone fra Napoli e Caserta devono convivere. Il film si apre in un centro abbronzante. Mentre alcuni uomini sono esposti alle lampade UV, sopraggiungono dei loro amici che, dopo averli salutati e aver scherzato con loro, li uccidono a sangue freddo con colpi di pistola…
Biglietti € 3,00
Dal cinema al video
Fino al 30 agosto presentando alla biglietteria delle mostre di Palazzo Reale la contromarca del biglietto di un film del ciclo “Il Cinema a Palazzo Reale” si avrà diritto alla riduzione all’ingresso (€ 7,50 anziché € 9) per la mostra “Robert Wilson. VOOM Portraits”. Orari della mostra: da martedì a domenica 09.30 – 19.30; lunedì 14.30 – 19.30; giovedì fino alle 22.30; (* la biglietteria chiude un’ora prima).
In caso di pioggia le proiezioni verranno riprogrammate in un giorno della settimana successiva. Verrà data comunicazione in loco. Info Ufficio Cinema: tel. 0288462469