3/10/2011
150 anni Italia: una firma per festeggiare sempre la nascita della nostra amatissima Italia
Cari Amici, mi è venuta voglia di fare una raccolta firme ... perchè la festa del 17 marzo diventi sempre la nostra festa nazionale. Perchè mai aspettare altri 150 anni per dire "Buon Compleanno Italia"? Che ne pensate? Se vi piace, firmatela e condividetela. Basta andare su questo link e firmare dove troverete in basso il "bottone" firma. Grazie!
3/08/2011
Unità d'Italia e amor di patria: concorso su Fulvio Balisti

3/01/2011
2/19/2011
Lotta al traffico a Milano: Piazzale Lavater
Nella conferenza stampa del dopo Giunta del Comune di Milano è stata comunicata alla stampa l'approvazione della Giunta del progetto definitivo sul parcheggio di Piazzale Lavater, dopo aver avuto conforto dai vigili del fuoco anche su tutte le osservazioni/obiezioni presentate dal comitato.
Ora prende avvio la fase amministrativa per la stipula della convenzione che dovrà avere tutti i requisiti richiesti per tutelare la riuscita dei lavori. Tempi previsti: 6 mesi circa. Poi seguirà l'avvio dei lavori. In estrema sintesi: il progetto prevede la realizzazione di 480 box: 240 per i residenti e 240 a rotazione. Maggiore tutela è stato dato al verde: alla fine le essenze arboree piantumante saranno anche più delle attuali (+5). E' stato ribadito, poi, che la fase di stallo in cui versano alcune aree di cantiere (tra cui Bernini e Rio de Janeiro) è dovuta esclusivamente agli esposti presentati da privati cittadini alla magistratura o alla sovrintendenza che - una volta ricevuto l'esposto - hanno dovuto bloccare i cantieri per tutto il tempo necessario per completare l'istruttoria delle indagini aperte d'ufficio.
1/18/2011
Madre Teresa
1/11/2011
Italia, una e indivisibile
Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popoli,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Uniamoci, uniamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popoli,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Uniamoci, uniamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì!
12/24/2010
Natale duemiladieci
Oggi, come ai tempi di Gesù, il Natale non è una favola per bambini, ma la risposta di Dio al dramma dell’umanità in cerca della vera pace. A noi spetta aprire, spalancare le porte per accoglierlo, anche se non lo comprendiamo pienamente. Buon Natale a tutti!
11/05/2010
Violenza sulle donne: case di accoglienza nelle zone di Milano
Ieri sera, a distanza di un anno dalla delibera presentata in Consiglio di Zona 3 a Milano in cui chiedevo la realizzazione in ogni zona di Milano di almeno una casa di accoglienza per le donne vittime di abusi che abbiamo trovato il coraggio di denunciare la violenza, ho presentato una interrogazione per verificare, ex L 109/1996 sull'uso sociale dei beni confiscati alla mafia, la possibilità di convertire tali beni - nel caso in cui fossero disponibili sul territorio - in case di accoglienza per le donne violate e i loro figli e rendere finalmente operativa la delibera del Consiglio di Zona 3.
10/20/2010
10/08/2010
I lavoratori dentro i cda - Carlo Borsani
I lavoratori dentro i cda (Il Giornale del 07.10.2010)
Un tema caro alla Destra, soprattutto quando ancora si chiamava Msi, quello della partecipazione dei lavoratori nella definizione delle scelte dell’impresa in cui lavorano è tornato d'attualità. In diversi interventi è stato ricordato che in Germania i sindacati hanno la metà dei consigli di sorveglianza non in virtù di quote azionarie ma per il ruolo riconosciuto al lavoro, mentre, negli Usa, i sindacati sono entrati nei Consigli di Amministrazione per tutelare le azioni ricevute in cambio della cancellazione dei crediti sanitari.
Idee analoghe, il cui spirito ritrovo in una proposta di legge del senatore Pietro Ichino (Pd), furono sostenute nel secondo dopoguerra solo dal Msi ma, tacciate di corporativismo fascista, vennero frettolosamente espulse del dibattito culturale ed economico, nell’errata convinzione che fosse il conflitto, meglio se permanente, il motore dello sviluppo e del progresso.
La ricerca della contrapposizione a prescindere, ha segnato per lungo tempo le relazioni sindacali, comprese quelle del pubblico impiego ed, in particolare, della sanità pubblica. Dove, però, spesso riaffiora, come ho avuto modo di verificare direttamente nel corso della mia esperienza di Presidente della Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori, con i sindacati mobilitati per mesi a raccogliere firme contro "la privatizzazione e lo smantellamento" dell'Istituto in conseguenza della sua trasformazione in fondazione.
Quella mobilitazione concorse a determinare l'eccentrica interpretazione, unica in tutto il panorama giuridico delle fondazioni in Italia, del carattere di diritto pubblico delle quattro Fondazioni sanitarie varate dalla Regione Lombardia. Si è persa, così, come è già stato scritto su queste pagine, una buona occasione per modernizzare la gestione della sanità pubblica, riconfermando, di fatto, una partecipazione senza responsabilità da parte dei sindacati dei lavoratori.
La sanità pubblica si trova di fronte a grandi sfide derivanti dall'allungamento delle aspettative di vita, dai grandi progressi delle conoscenze scientifiche, dello straordinario e sempre più costoso progresso tecnologico, ma anche da vincoli di bilancio sempre più stringenti che comportano un'oculata ed efficiente gestione di risorse per definizione scarse. E, allora, ecco la proposta, anche nella prospettiva della realizzazione della Città della Ricerca e della Salute: diamo rappresentanza ai lavoratori nel Consigli di Amministrazione delle Fondazioni, dando un ruolo istituzionale al lavoro, in cambio si chieda che venga rivisto il carattere di diritto pubblico delle stesse.
Il carattere pubblico delle Fondazioni, che è già garantito dalla legge e dagli statuti che prevedono la partecipazione di privati, ma in posizione di assoluta minoranza, non verrà meno, ma così si allargherà, assieme alla partecipazione, anche l’area della responsabilità. Si potrà anche verificare se le Fondazioni sono degli inutili carrozzoni o un'innovativa alternativa alle lentezze endemiche della pubblica amministrazione. Non so se questa proposta farà strada, ma, come diceva Giorgio Almirante, sarò felice se le mie idee fioriranno sulla bocca dei miei avversari.
*Presidente Fondazione IRCCS Istituto Neurologico
«Carlo Besta»
Idee analoghe, il cui spirito ritrovo in una proposta di legge del senatore Pietro Ichino (Pd), furono sostenute nel secondo dopoguerra solo dal Msi ma, tacciate di corporativismo fascista, vennero frettolosamente espulse del dibattito culturale ed economico, nell’errata convinzione che fosse il conflitto, meglio se permanente, il motore dello sviluppo e del progresso.
La ricerca della contrapposizione a prescindere, ha segnato per lungo tempo le relazioni sindacali, comprese quelle del pubblico impiego ed, in particolare, della sanità pubblica. Dove, però, spesso riaffiora, come ho avuto modo di verificare direttamente nel corso della mia esperienza di Presidente della Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori, con i sindacati mobilitati per mesi a raccogliere firme contro "la privatizzazione e lo smantellamento" dell'Istituto in conseguenza della sua trasformazione in fondazione.
Quella mobilitazione concorse a determinare l'eccentrica interpretazione, unica in tutto il panorama giuridico delle fondazioni in Italia, del carattere di diritto pubblico delle quattro Fondazioni sanitarie varate dalla Regione Lombardia. Si è persa, così, come è già stato scritto su queste pagine, una buona occasione per modernizzare la gestione della sanità pubblica, riconfermando, di fatto, una partecipazione senza responsabilità da parte dei sindacati dei lavoratori.
La sanità pubblica si trova di fronte a grandi sfide derivanti dall'allungamento delle aspettative di vita, dai grandi progressi delle conoscenze scientifiche, dello straordinario e sempre più costoso progresso tecnologico, ma anche da vincoli di bilancio sempre più stringenti che comportano un'oculata ed efficiente gestione di risorse per definizione scarse. E, allora, ecco la proposta, anche nella prospettiva della realizzazione della Città della Ricerca e della Salute: diamo rappresentanza ai lavoratori nel Consigli di Amministrazione delle Fondazioni, dando un ruolo istituzionale al lavoro, in cambio si chieda che venga rivisto il carattere di diritto pubblico delle stesse.
Il carattere pubblico delle Fondazioni, che è già garantito dalla legge e dagli statuti che prevedono la partecipazione di privati, ma in posizione di assoluta minoranza, non verrà meno, ma così si allargherà, assieme alla partecipazione, anche l’area della responsabilità. Si potrà anche verificare se le Fondazioni sono degli inutili carrozzoni o un'innovativa alternativa alle lentezze endemiche della pubblica amministrazione. Non so se questa proposta farà strada, ma, come diceva Giorgio Almirante, sarò felice se le mie idee fioriranno sulla bocca dei miei avversari.
*Presidente Fondazione IRCCS Istituto Neurologico
«Carlo Besta»
10/05/2010
L'unità d'Italia dopo 150 anni: se ne parla a Milano con l'Associazione Borsani

Coordina Franco Servello.
9/26/2010
9/23/2010
9/15/2010
Minimaratona a Milano - domenica 26 settembre

Ciao a tutti!
Domenica 26 settembre è in prossimità e come promesso eccovi il programma della seconda edizione della minimaratona che organizza la nostra amica Carla Perrotti.
Lo spirito che anima la minimaratona è dimostrare che la motivazione, la partecipazione e il sostegno reciproco sono i pilastri per superare anche barriere apparentemente insormontabili.
Parenti, amici, amici di amici, mamme e papà con passeggini, squadre di basket, rugby, hokey, pallavolo, calcio, calcetto, bocce, scacchi, bridge...etc...etc... etc...etc.. sono caldamente invitati a partecipare.
Il ritrovo è in Piazza Castello Domenica 26 settembre alle ore 10.
Inutile dire che più si è , meglio è.
Let-me knew, grazie
Benedetta
8/03/2010
7/11/2010
Tremonti, manovra economica, tagli, costi della politica e demagogia..uno spunto di rifessione
L' intervento "I costi della politica e i risparmi possibili" di Carlo Borsani (*)
Il dibattito sui costi della politica si intreccia con il rapporto tra spesa pubblica e prodotto interno lordo, ovvero tra quanto ci costa lo Stato, in tutte le sue articolazioni nazionali e locali, ed il valore delle ricchezza che il Paese produce in un anno. I costi della politica sicuramente incidono sull' ammontare della spesa pubblica aggregata, ma è fuorviante e demagogico sostenere che la soluzione dell' eccezionale debito e del deficit di bilancio pubblici possa venire solo intervenendo su quel versante. Sarebbe però altrettanto sbagliato rispondere con il «benaltrismo» di sinistra memoria. Ognuno è tenuto a guardare, in primo luogo, in casa propria per rimettere a posto i conti, usando quella «diligenza del buon padre di famiglia» che il Codice richiede nella gestione della cosa pubblica e non solo. La politica, intesa sia come istituzioni di rappresentanza, che di governo locali e nazionali, può infatti fare molto. Sul piano della rappresentanza è ormai unanime convinzione che il numero di senatori, deputati e, a scendere, consiglieri regionali, provinciali, comunali, di zona potrebbe tranquillamente essere ridotto in maniera significativa, con importanti risparmi, senza mettere in discussione la qualità della rappresentanza. Si potrebbe poi intervenire sulla razionalizzazione dei centri di spesa. Al riguardo penso ai piccoli Comuni. È vero che siamo il Paese dei cento o mille campanili, ma che in Italia ci siano oltre 8.000 Comuni ed in Lombardia circa 1.546, di cui due terzi circa con meno di 5.000 abitanti, è sicuramente un lusso che non ci possiamo più permettere. Anche perché non credo che, salvo documentate eccezioni, dovute alla posizione territoriale, l' accorpamento, ridurrebbe la qualità della democrazia e, soprattutto, peggiorerebbe la qualità dei servizi ai cittadini. Con questi risparmi, si potrebbe incominciare, a partire dalle realtà locali, a ridurre la pressione fiscale, a tutto vantaggio dei portafogli dei cittadini. Paradossalmente l' attuale situazione aiuterebbe ad affrontare una riflessione più razionale. Ma, se non ora, quando?
(*) Presidente Fondazione Neurologico Carlo Besta
Pagina 5 (4 luglio 2010) - Corriere della Sera
Il dibattito sui costi della politica si intreccia con il rapporto tra spesa pubblica e prodotto interno lordo, ovvero tra quanto ci costa lo Stato, in tutte le sue articolazioni nazionali e locali, ed il valore delle ricchezza che il Paese produce in un anno. I costi della politica sicuramente incidono sull' ammontare della spesa pubblica aggregata, ma è fuorviante e demagogico sostenere che la soluzione dell' eccezionale debito e del deficit di bilancio pubblici possa venire solo intervenendo su quel versante. Sarebbe però altrettanto sbagliato rispondere con il «benaltrismo» di sinistra memoria. Ognuno è tenuto a guardare, in primo luogo, in casa propria per rimettere a posto i conti, usando quella «diligenza del buon padre di famiglia» che il Codice richiede nella gestione della cosa pubblica e non solo. La politica, intesa sia come istituzioni di rappresentanza, che di governo locali e nazionali, può infatti fare molto. Sul piano della rappresentanza è ormai unanime convinzione che il numero di senatori, deputati e, a scendere, consiglieri regionali, provinciali, comunali, di zona potrebbe tranquillamente essere ridotto in maniera significativa, con importanti risparmi, senza mettere in discussione la qualità della rappresentanza. Si potrebbe poi intervenire sulla razionalizzazione dei centri di spesa. Al riguardo penso ai piccoli Comuni. È vero che siamo il Paese dei cento o mille campanili, ma che in Italia ci siano oltre 8.000 Comuni ed in Lombardia circa 1.546, di cui due terzi circa con meno di 5.000 abitanti, è sicuramente un lusso che non ci possiamo più permettere. Anche perché non credo che, salvo documentate eccezioni, dovute alla posizione territoriale, l' accorpamento, ridurrebbe la qualità della democrazia e, soprattutto, peggiorerebbe la qualità dei servizi ai cittadini. Con questi risparmi, si potrebbe incominciare, a partire dalle realtà locali, a ridurre la pressione fiscale, a tutto vantaggio dei portafogli dei cittadini. Paradossalmente l' attuale situazione aiuterebbe ad affrontare una riflessione più razionale. Ma, se non ora, quando?
(*) Presidente Fondazione Neurologico Carlo Besta
Pagina 5 (4 luglio 2010) - Corriere della Sera
6/11/2010
Tremonti ha ragione. Così come sono, i Consigli di Zona è meglio abolirli
Benedetta Borsani (Consigliere PDL Zona 3):
“Tremonti ha ragione. Così come sono,
i Consigli di Zona è meglio abolirli”
Secondo il Ministro Giulio Tremonti, i Consigli di Zona, organi del cosiddetto decentramento comunale, sono organi inutili che vanno smantellati, anche per contribuire a ridurre i costi della politica. Stante la loro attuale funzione, ritengo che sia particolarmente difficile contestarlo.
L’alternativa sarebbe quella di attribuire ai Consigli di Zona, come avviene già in alcune realtà, reali poteri e risorse su materie (es. autorizzazioni varie in materia di piccoli interventi edilizi, utilizzo e gestione di spazi pubblici, interventi di politica sociale) legate alle concrete esigenze di una determinata zona. Il loro costo attuale verrebbe compensato da una ancor più rilevante riduzione di costi sociali ed economici che, oggi, gravano direttamente sui cittadini. Essendo però difficile, in mancanza di una volontà politica, che ciò avvenga, allora è meglio chiudere definitivamente un’esperienza che a Milano non è mai decollata, attribuendo però delle specifiche responsabilità e deleghe ai Consiglieri comunali.
In base ai risultati elettorali, ad esempio, al Consigliere comunale di maggioranza che ha conseguito il maggior numero di preferenze in una determinata Zona, potrebbe essere conferita una sorta di rappresentanza degli interessi della stessa, mettendolo in condizione di potersi confrontare direttamente ed ottenere pubbliche risposte dal Sindaco e dagli Assessori competenti sulle questioni da Lui sollevate.
Non sarà una rivoluzione, ma almeno le Zone disporrebbero di una reale rappresentanza a livello cittadino.
Perché non cominciare a discutere delle possibili alternative in un’assemblea di tutti i Consiglieri di Zona?
Milano, 10 giugno 2010
“Tremonti ha ragione. Così come sono,
i Consigli di Zona è meglio abolirli”
Secondo il Ministro Giulio Tremonti, i Consigli di Zona, organi del cosiddetto decentramento comunale, sono organi inutili che vanno smantellati, anche per contribuire a ridurre i costi della politica. Stante la loro attuale funzione, ritengo che sia particolarmente difficile contestarlo.
L’alternativa sarebbe quella di attribuire ai Consigli di Zona, come avviene già in alcune realtà, reali poteri e risorse su materie (es. autorizzazioni varie in materia di piccoli interventi edilizi, utilizzo e gestione di spazi pubblici, interventi di politica sociale) legate alle concrete esigenze di una determinata zona. Il loro costo attuale verrebbe compensato da una ancor più rilevante riduzione di costi sociali ed economici che, oggi, gravano direttamente sui cittadini. Essendo però difficile, in mancanza di una volontà politica, che ciò avvenga, allora è meglio chiudere definitivamente un’esperienza che a Milano non è mai decollata, attribuendo però delle specifiche responsabilità e deleghe ai Consiglieri comunali.
In base ai risultati elettorali, ad esempio, al Consigliere comunale di maggioranza che ha conseguito il maggior numero di preferenze in una determinata Zona, potrebbe essere conferita una sorta di rappresentanza degli interessi della stessa, mettendolo in condizione di potersi confrontare direttamente ed ottenere pubbliche risposte dal Sindaco e dagli Assessori competenti sulle questioni da Lui sollevate.
Non sarà una rivoluzione, ma almeno le Zone disporrebbero di una reale rappresentanza a livello cittadino.
Perché non cominciare a discutere delle possibili alternative in un’assemblea di tutti i Consiglieri di Zona?
Milano, 10 giugno 2010
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