7/03/2012
6/20/2012
5/31/2012
A MILANO, IL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
Il cuore di Milano batte per Benedetto XVI. Lo si sente ora anche camminando per strada, nonostante sia da mesi che ci si sta preparando nelle parrocchie. Milano saprà confermarsi città accogliente? Io me lo auguro, ma potremo discuterne il 4 giugno, quando potremo tirare le somme su come saremo riusciti ad accogliere le centinaia di migliaia di pellegrini previsti. Perché la sfida non è per la sola Chiesa cattolica, è per tutta la città che verrà sottoposta alla prima vera prova del nove in vista di Expo 2015. E più che la reazione delle Istituzioni, per ora tutte prevedibili, sarà interessante vedere il comportamento della città di Milano difronte alla visita del Santo Padre in programma questa settimana. Milano è da sempre infatti una città che vive di vita propria, con tutte le sue sfacettature e le sue contraddizioni; una città che da sempre anticipa nel suo quotidiano qualsiasi presa di coscienza politica. Ma Milano è diventata anche città vecchia, l’età media è di 45 anni; i bambini non nascono, se non quelli dei nuovi milanesi, i cosiddetti “stranieri”; i single hanno superato in numero la famiglia tradizionale e c’è chi cerca persino - proprio nella settimana dedicata alla famiglia tradizionale, quella tanto per chiarire basata sul diritto naturale - cerca di metterla in discussione pubblicando discutibili bandi comunali. E paradossalmente c’è chi si lamenta cercando di innescare sterili polemiche con l’imminente visita del Dalai Lama (prevista a Milano il 27 e 28 giugno) scordandosi, o facendo finta di socrdarsi, non solo che la nostra tradizione è fortemente legata e basata sui valori della religione cristiana, ma anche dei buoni rapporti e delle “affinità” tra due religioni. Ma tant’è. Eppure nella nostra veloce Milano c’è più frenesia. La città inizia ad elettrizzarsi.I mezzi pubblici si stanno colorando di bianco e rosso, i colori delle magliette dei volontari - i Papa Boys - che da tutta Italia e non solo sono arrivati per accogliere il Santo Padre. Con entusiasmo e allegria. C’è persino chi fa previsioni mirabolanti sull’indotto generato e comunque questa è già una bella risposta, una bella boccata d’ossigeno in tempi di crisi, un “piccolo miracolo” già fatto da Papa Benedetto XVI per Milano. Personalmente sento di ringraziare il Santo Padre per aver posto l’accento sulla famiglia, sul ruolo essenziale che ha nella formazione del singolo individuo, singolo individuo che poi è anche singolo cittadino, elemento portante e costituente della nostra società. E in questi tempi bui dove tutto fa acqua, dove le istituzioni hanno gettato la spugna delegando totalmente ad associazioni private il compito di sostenere, nel vero momento del bisogno, i cittadini, abdicando così in modo assoluto al loro ruolo di pater familiae cui sono chiamate, una forte richiamo era necessario. Insomma, grandi sono le attese e grandi le aspettative sulle parole che Benedetto XVI userà, ma ancora di più sulla reazione che questo evento - dall’eco mondiale - innescherà e già ha cominciato ad innescare, partendo da Milano.
La visita ufficiale del Papa durerà tre giorni, il 1°, il 2 e il 3 giugno. Gli eventi più coinvolgenti saranno venerdì alle ore 17.30 quando in Piazza Duomo Benedetto XVI parlerà alla cittadinanza; sabato quando incontrerà i cresimandi allo Stadio di San Siro- alle ore 11 - e la sera (alle ore 20.30) quando incontrerà le famiglie all’Aeroporto di Bresso per la Festa delle Testimonianze e infine domenica mattina, alle ore 10, quando celebrerà la Messa solenne. Tutte le informazioni utili su come muoversi e partecipare a tutti gli eventi organizzati nella settimana che precede la visita del Santo Padre sono reperibili al sito family2012.com .
4/14/2012
Paletti a Equitalia
La Cassazione applica il limite per i crediti over 8 mila euro
Paletti a Equitalia - Senza esproprio nessuna ipoteca
di Debora Alberici (Italia Oggi)
Equitalia non può iscrivere ipoteca per crediti non realizzabili con l'espropriazione immobiliare. Neppure dopo il decreto 40/2010. Lo hanno stabilito le Sezioni unite civili della Cassazione che, con sentenza n. 5771 del 12 aprile 2012, hanno confermato e consolidato questo orientamento [...]
Paletti a Equitalia - Senza esproprio nessuna ipoteca
di Debora Alberici (Italia Oggi)
Equitalia non può iscrivere ipoteca per crediti non realizzabili con l'espropriazione immobiliare. Neppure dopo il decreto 40/2010. Lo hanno stabilito le Sezioni unite civili della Cassazione che, con sentenza n. 5771 del 12 aprile 2012, hanno confermato e consolidato questo orientamento [...]
3/11/2012
3/06/2012
2/29/2012
Inno al San Marco
Inno al San Marco
(l'inno delle Fanterie di Marina nella versione degli anni '30)
Popol d’Italia avanti, avanti,
bagna nel mar le tue bandiere,
gente di mille primavere
l’ora dei forti suonerà.
Stretto il patto con la morte
chiusa in pugno abbiam la sorte,
sui leoni l’abbiam giurato per l’eterna libertà, la libertà...
San Marco San Marco
cosa importa se si muore
quando il grido del valore con i fanti eterno stà.
Arma la prora o marinaio
Vesti la giubba di battaglia
per la salvezza dell'Italia forse doman si morirà.
Come a Lissa così a Premuda
pugneremo la spada nuda
sui leoni l'abbiam giurato
per l'eterna libertà (la libertà).
San Marco San Marco
cosa importa se si muore
quando il grido del valore con i fanti eterno stà.
(l'inno delle Fanterie di Marina nella versione degli anni '30)
Popol d’Italia avanti, avanti,
bagna nel mar le tue bandiere,
gente di mille primavere
l’ora dei forti suonerà.
Stretto il patto con la morte
chiusa in pugno abbiam la sorte,
sui leoni l’abbiam giurato per l’eterna libertà, la libertà...
San Marco San Marco
cosa importa se si muore
quando il grido del valore con i fanti eterno stà.
Arma la prora o marinaio
Vesti la giubba di battaglia
per la salvezza dell'Italia forse doman si morirà.
Come a Lissa così a Premuda
pugneremo la spada nuda
sui leoni l'abbiam giurato
per l'eterna libertà (la libertà).
San Marco San Marco
cosa importa se si muore
quando il grido del valore con i fanti eterno stà.
2/12/2012
2/01/2012
1/07/2012
12/23/2011
curiosa curiosità: cartellino anche per gli smart phone
(ANSA) - ROMA, 23 DIC - Alla Volkswagen anche il Blackberry timbra il cartellino: d'ora in poi lo smartphone del colosso canadese Rim 'stacchera'' con il dipendente. La decisione è stata presa in seguito al pressing della casa automobilistica tedesca, i cui 'colletti bianchi' - certo non i soli nel mondo dei manager dotati di Blackberry - si lamentano della costante intrusione nella vita privata della lucina rossa lampeggiante che giorno e notte segnala i messaggi in arrivo. In base all'intesa - rivela oggi il Financial Times - il server Volkswagen smetterà di inoltrare le mail 30 minuti dopo la fine dell'orario di lavoro del dipendente per riprendere a trasmetterle mezz'ora prima dell'inizio della nuova giornata. L'accordo riguarda i mille dipendenti Volkswagen dotati del Blackberry aziendale ma non i top manager e altri il cui contratto non è coperto dal patto sindacale. Non è chiaro se costituirà un precedente in altre aziende tedesche che hanno un sindacato potente come quello di Volkswagen. "Le nuove possibilità di comunicazione contengono anche pericoli intrinseci", ha spiegato Heinz-Joachim Thust, un rappresentante dei dipendenti della casa del 'Maggiolino'. L'iniziativa è una risposta alla trasformazione del Blackberry da 'giocattolo' e status symbol per dirigenti a 'trappola' della 'corporate life' che comporta il dovere di essere disponibile 24 ore di 24: non a caso, proprio in virtù del suo potere di creare dipendenza, gli smartphone della Rim sono stati soprannominati 'Crackberry'.
11/28/2011
LOTTA ALLO SMOG: UNA VOCE FUORI DAL CORO
Cara signora Bossi,
amo Milano e provo dolore e rabbia nel vedere come questa città sia decaduta e mi indigno per una certo andazzo politico e giornalistico assai superficiale e così «politicamente corretto» da risultare spesso sciocco. Prendiamo la questione del traffico. Non entro nel merito, qui, della tassa d'ingresso nel centro e dei guai che provocherà. Prendiamo i parcheggi. Non basta scoraggiare le auto a circolare: esistono e vanno parcheggiate. È evidente che a Milano ci sono più auto che parcheggi. La divisione in strisce gialle e blu rende più difficili le cose, anziché semplificarle. Quindi sosta selvaggia. Fare parcheggi sotterranei è quasi impossibile e anche quando si fanno ci vogliono anni, costano tanto, sono pochi. I lavori che si stanno facendo in gran parte della città tendono esplicitamente a ridurre i posti auto. Prendiamo la zona Solari dove è successo il tragico episodio di cui si parla in questi giorni. Si stanno facendo da mesi lavori che, oltre a ostacolare il traffico e a ridurre ulteriormente la sosta, hanno come unico scopo quello di diminuirei posti auto. I cittadini tornano dal lavoro, girano a vuoto per vari quarti d'ora, intasando le vie con un traffico inutile, poi lasciano la macchina dove possono. Potrebbero portare le macchine a casa? Potrebbero trovare parcheggi a pagamento? No, evidentemente. I parcheggi di corrispondenza con la metropolitana sono pochi e anche insicuri. Lo sdegno e le multe non sono la soluzione. Bisogna fare qualcosa, pensare e progettare. Milano sapeva fare, sapeva pensare. Prendiamo poi la questione biciclette. Girare in bici in città è molto pericoloso. Io non lo farei mai. Incoraggiare l'uso della bici in queste condizioni non è ecologico, ma criminale. Vuol dire causare incidenti e morti. Ci vogliono le piste ciclabili? Certo, ma tracciare righe gialle lungo strade trafficate è demagogico e colpevole. Vogliamo pensare seriamente ai problemi di Milano, affidare a gente competente la sua amministrazione? Maurizio Punzo (ordinario di storia contemporanea alla Statale)
11/25/2011
Un concorso per ricordare l'esodo degli Italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia
Regione Lombardia ha pubblicato il bando di concorso riservato agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Lombardia dedicato al ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e dalla Dalmazia nel secondo dopoguerra. Il tema scelto per l’anno scolastico 2011/2012 è “L’esodo degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia – Ieri un dramma dimenticato, oggi una pagina di storia”. La partecipazione al concorso è aperta a tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Lombardia, sia individualmente che come classe. E’ ammesso al concorso ogni tipo di elaborato realizzato nell’anno scolastico in qualsiasi forma espressiva, purché originale e pertinente al tema. Gli elaborati dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12 del 20 gennaio 2012 al Consiglio Regionale della Lombardia nelle modalità previste dal bando. Consulta qui il sito del consiglio regionale con il testo integrale del bando.
11/15/2011
Ora più di prima Popolo della Libertà
Care Amiche, cari Amici, proprio le vicende delle ultime ore mi spingono a scriverVi per spiegarVi perchè ho deciso di rinnovare l'iscrizione al Popolo della Libertà.
Come sapete da tempo sono attiva nell’area del PdL (ho anche svolto un piccolo incarico politico nel Consiglio di Zona 3 a Milano): ora ho deciso di rinnovare l’iscrizione al PdL perchè mi sembra giusto, in una fase di difficile transizione, dare un contributo più diretto a un partito nel quale mi riconosco da tempo e per il quale ho dato il mio impegno attivo in una continuità ideale dalla mia iscrizione ad Alleanza Nazionale.
Per me l’adesione significa soprattutto continuare a fare politica in una forza che mi auguro possa contribuire a portare l’Italia fuori dalle difficoltà che si sono accumulate nel tempo a causa di una crisi globale che ha colpito tutto il mondo, affinché l’Italia, il mio Paese, riprenda il posto che le spetta e che si merita.
La speranza è che anche il mio modestissimo aiuto possa essere utile a ridare al PdL lo spirito delle origini che tanto aveva affascinato gli Italiani. E che il mio esempio venga seguito da quanti nelle recenti elezioni comunali a Milano hanno voluto esprimermi la loro fiducia con il loro voto.
Un cordiale saluto a tutti,
Benedetta Borsani
Come sapete da tempo sono attiva nell’area del PdL (ho anche svolto un piccolo incarico politico nel Consiglio di Zona 3 a Milano): ora ho deciso di rinnovare l’iscrizione al PdL perchè mi sembra giusto, in una fase di difficile transizione, dare un contributo più diretto a un partito nel quale mi riconosco da tempo e per il quale ho dato il mio impegno attivo in una continuità ideale dalla mia iscrizione ad Alleanza Nazionale.
Per me l’adesione significa soprattutto continuare a fare politica in una forza che mi auguro possa contribuire a portare l’Italia fuori dalle difficoltà che si sono accumulate nel tempo a causa di una crisi globale che ha colpito tutto il mondo, affinché l’Italia, il mio Paese, riprenda il posto che le spetta e che si merita.
La speranza è che anche il mio modestissimo aiuto possa essere utile a ridare al PdL lo spirito delle origini che tanto aveva affascinato gli Italiani. E che il mio esempio venga seguito da quanti nelle recenti elezioni comunali a Milano hanno voluto esprimermi la loro fiducia con il loro voto.
Un cordiale saluto a tutti,
Benedetta Borsani
10/05/2011
MILANO 1945: PER IL BENE DELLA PATRIA Biggini, Bonfantini, Borsani, Pettinato, Silvestri: cinque italiani dimenticati
Giovedì 13 ottobre, alle ore 17, allo Spazio Guicciardini di Milano, con ingresso Via Macedonio Melloni 3: «MILANO 1945: PER IL BENE DELLA PATRIA. Biggini, Bonfantini, Borsani, Pettinato, Silvestri: cinque italiani dimenticati», con...vegno promosso dalla Provincia di Milano/Assessorato alla cultura e organizzato da Testimoni della Storia, sezione culturale dell’Associazione Europa 2000, diretta dal giornalista e storico Luciano Garibaldi e dalla docente e scrittrice Rossana Mondoni. All’interno delle iniziative culturali aventi lo scopo di porre in rilievo gli eventi più positivi e qualificanti, da un punto di vista etico, dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si colloca questo convegno teso a ricostruire i nobili tentativi – in gran parte posti in atto a Milano - compiuti da alcune personalità di primo piano su entrambi i fronti della guerra civile che dilaniava l’Italia per giungere ad una conclusione che non comportasse un inutile e crudele spargimento di sangue. Un omaggio, dunque, a coloro che, sia fascisti sia antifascisti, cercarono la pacificazione. I più importanti protagonisti di quei tentativi furono, da parte fascista, il Ministro dell’Educazione Nazionale Carlo Alberto Biggini, il Presidente dei Mutilati di Guerra M.O.V.M. Carlo Borsani e il direttore de La Stampa Concetto Pettinato; mentre da parte antifascista, Carlo Silvestri (il celebre giornalista socialista che era stato il principale accusatore di Mussolini per il delitto Matteotti e aveva pagato con oltre dieci anni di carcere e di confino) e Corrado Bonfantini, alto esponente socialista, comandante delle Brigate Matteotti. Le relazioni saranno svolte da Luciano Garibaldi, giornalista e storico, che parlerà di Carlo Silvestri; Ugo Finetti, storico e studioso della Resistenza, che parlerà di Corrado Bonfantini; Rossana Mondoni, docente di storia e scrittrice, che parlerà di Concetto Pettinato; da Carlo Alberto Biggini, fondatore e vicepresidente dell’Istituto Biggini di La Spezia, nipote del ministro, cui dedicherà il suo intervento, e da Benedetta Borsani, nipote della M.O.V.M. Carlo Borsani, e autrice di un libro a lui dedicato, che parlerà della figura del nonno.
9/29/2011
POLITICA E RUOLO DEI GIUDICI - Una questione sotto traccia
Editoriale pubblicato sul Corriere della Sera del 28 settembre 2011
di Angelo Panebianco
Se Berlusconi, prendendo atto che il suo ciclo si è esaurito, che la sua posizione è ormai diventata insostenibile anche per l'immagine internazionale del Paese, lasciasse la guida del governo (ma senza favorire ribaltoni, i quali fanno male alla democrazia) si aprirebbe una possibilità: si potrebbe ricominciare a discutere - non dico serenamente ma, almeno, seriamente - del ruolo della magistratura in questo Paese. Al momento, con Berlusconi premier, ciò non si può fare: gli animi sono troppo incattiviti, le passioni troppo viscerali, le partigianerie troppo smaccate e cieche. Solo se Berlusconi lascia, si potrà forse ricominciare a discutere nel merito di cose come l'uso politico delle intercettazioni e la fine che hanno fatto, grazie al famoso circo mediatico-giudiziario, la tutela della privacy , la presunzione di non colpevolezza, eccetera eccetera.
Chi pensa che, andato via Berlusconi, il rapporto fra la politica e la magistratura tornerà facilmente, e spontaneamente, alla normalità, simile a quello che si dà nelle altre democrazie occidentali, non conosce l'evoluzione di quei rapporti. Quando gli storici del futuro indagheranno sull'argomento sceglieranno probabilmente come data emblematica dell'inizio del «grande scontro» fra magistratura e classe politica, il 3 dicembre del 1985: l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga inviò al Consiglio superiore della magistratura una lettera in cui vietava al Consiglio stesso di mettere ai voti una censura nei confronti del presidente del Consiglio Bettino Craxi. Cossiga, Costituzione alla mano, negò che il Csm fosse dotato di un tale potere di censura. I settori più militanti della magistratura, spalleggiati dall'allora partito comunista, se la legarono al dito. Alcuni anni dopo, Cossiga diventò oggetto di un attacco concentrico della magistratura militante e del partito comunista. Come mai al Csm era passato per la testa di avere il potere di censurare un primo ministro? Perché negli anni precedenti, per varie ragioni (alcune leggi che avevano notevolmente rafforzato sia il ruolo del Csm sia i poteri delle Procure, il prestigio accumulato dalla magistratura durante la lotta al terrorismo), la magistratura, intesa come «corpo», si era notevolmente irrobustita. Al punto che i suoi settori più politicizzati ritenevano di essere ormai così forti da poter andare allo scontro aperto con la politica.
L'occasione arrivò, grazie alla fine della guerra fredda, con le inchieste sulla corruzione, con Mani Pulite. La corruzione c'era ed era tanta (ma era «di sistema» e per questo avrebbe richiesto una soluzione politica, non penale: lo scrissi allora e non ho mai cambiato idea). Demolendo (ma selettivamente: il Pci si salvò) la vecchia classe politica, la magistratura inquirente aprì quel vuoto di potere da cui sarebbe nata la cosiddetta Seconda Repubblica. Il resto è semplicemente la storia d'Italia dal 1994 (anno dell'ingresso in politica di Berlusconi, nonché dell'avviso di garanzia, rivelato da uno scoop del Corriere , che lo raggiunse a Napoli nel mezzo di una conferenza internazionale) ad oggi.
Poiché la presunzione di non colpevolezza dovrebbe valere per chiunque (anche, guarda un po', per Berlusconi) vedremo in futuro cosa diranno le sentenze (se sentenze ci saranno) in relazione alle inchieste più recenti. Ma il punto politico è che, solo se Berlusconi se ne va, le tante anomalie del rapporto fra magistratura e politica, il grave squilibrio che si è ormai da molto tempo determinato fra democrazia rappresentativa e potere giudiziario, potranno essere discussi senza che tutto venga subito ricondotto al conflitto fra berlusconiani e antiberlusconiani.
Gli amici di Berlusconi ribatteranno: ma in questo modo la si darà vinta proprio ai quei settori della magistratura che dell'attacco al potere politico-rappresentativo hanno fatto la ragione stessa del proprio agire giudiziario. Non credo. La magistratura oggi non dispone più del prestigio di cui godeva all'epoca di Mani Pulite. La sua reputazione, stando ai sondaggi, non è cattiva come quella della classe politica ma ci va ormai molto vicino. Persino il più ottuso dei cittadini capisce che centomila intercettazioni per una inchiesta sono cose da pazzi (e il Csm zitto), persino il più fiducioso rimane disorientato vedendo Procure che si sbranano e inchieste che rimbalzano come palline da ping pong fra Napoli, Roma e Bari. La magistratura è ormai altrettanto logorata della classe politica. I magistrati dotati di più buon senso lo capiscono benissimo. Per questo non dovrebbe essere molto lontano il momento in cui diventerà possibile ristabilire alcune regole (per esempio, quella che vieta di intercettare, anche in modo indiretto, chi occupa cariche istituzionali) da tempo saltate. Serve alla magistratura, serve alla classe politica. E serve al Paese che, tra l'altro, ha il non piccolo problema di convincere gli investitori a fidarsi di nuovo di gente come noi.
di Angelo Panebianco
Se Berlusconi, prendendo atto che il suo ciclo si è esaurito, che la sua posizione è ormai diventata insostenibile anche per l'immagine internazionale del Paese, lasciasse la guida del governo (ma senza favorire ribaltoni, i quali fanno male alla democrazia) si aprirebbe una possibilità: si potrebbe ricominciare a discutere - non dico serenamente ma, almeno, seriamente - del ruolo della magistratura in questo Paese. Al momento, con Berlusconi premier, ciò non si può fare: gli animi sono troppo incattiviti, le passioni troppo viscerali, le partigianerie troppo smaccate e cieche. Solo se Berlusconi lascia, si potrà forse ricominciare a discutere nel merito di cose come l'uso politico delle intercettazioni e la fine che hanno fatto, grazie al famoso circo mediatico-giudiziario, la tutela della privacy , la presunzione di non colpevolezza, eccetera eccetera.
Chi pensa che, andato via Berlusconi, il rapporto fra la politica e la magistratura tornerà facilmente, e spontaneamente, alla normalità, simile a quello che si dà nelle altre democrazie occidentali, non conosce l'evoluzione di quei rapporti. Quando gli storici del futuro indagheranno sull'argomento sceglieranno probabilmente come data emblematica dell'inizio del «grande scontro» fra magistratura e classe politica, il 3 dicembre del 1985: l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga inviò al Consiglio superiore della magistratura una lettera in cui vietava al Consiglio stesso di mettere ai voti una censura nei confronti del presidente del Consiglio Bettino Craxi. Cossiga, Costituzione alla mano, negò che il Csm fosse dotato di un tale potere di censura. I settori più militanti della magistratura, spalleggiati dall'allora partito comunista, se la legarono al dito. Alcuni anni dopo, Cossiga diventò oggetto di un attacco concentrico della magistratura militante e del partito comunista. Come mai al Csm era passato per la testa di avere il potere di censurare un primo ministro? Perché negli anni precedenti, per varie ragioni (alcune leggi che avevano notevolmente rafforzato sia il ruolo del Csm sia i poteri delle Procure, il prestigio accumulato dalla magistratura durante la lotta al terrorismo), la magistratura, intesa come «corpo», si era notevolmente irrobustita. Al punto che i suoi settori più politicizzati ritenevano di essere ormai così forti da poter andare allo scontro aperto con la politica.
L'occasione arrivò, grazie alla fine della guerra fredda, con le inchieste sulla corruzione, con Mani Pulite. La corruzione c'era ed era tanta (ma era «di sistema» e per questo avrebbe richiesto una soluzione politica, non penale: lo scrissi allora e non ho mai cambiato idea). Demolendo (ma selettivamente: il Pci si salvò) la vecchia classe politica, la magistratura inquirente aprì quel vuoto di potere da cui sarebbe nata la cosiddetta Seconda Repubblica. Il resto è semplicemente la storia d'Italia dal 1994 (anno dell'ingresso in politica di Berlusconi, nonché dell'avviso di garanzia, rivelato da uno scoop del Corriere , che lo raggiunse a Napoli nel mezzo di una conferenza internazionale) ad oggi.
Poiché la presunzione di non colpevolezza dovrebbe valere per chiunque (anche, guarda un po', per Berlusconi) vedremo in futuro cosa diranno le sentenze (se sentenze ci saranno) in relazione alle inchieste più recenti. Ma il punto politico è che, solo se Berlusconi se ne va, le tante anomalie del rapporto fra magistratura e politica, il grave squilibrio che si è ormai da molto tempo determinato fra democrazia rappresentativa e potere giudiziario, potranno essere discussi senza che tutto venga subito ricondotto al conflitto fra berlusconiani e antiberlusconiani.
Gli amici di Berlusconi ribatteranno: ma in questo modo la si darà vinta proprio ai quei settori della magistratura che dell'attacco al potere politico-rappresentativo hanno fatto la ragione stessa del proprio agire giudiziario. Non credo. La magistratura oggi non dispone più del prestigio di cui godeva all'epoca di Mani Pulite. La sua reputazione, stando ai sondaggi, non è cattiva come quella della classe politica ma ci va ormai molto vicino. Persino il più ottuso dei cittadini capisce che centomila intercettazioni per una inchiesta sono cose da pazzi (e il Csm zitto), persino il più fiducioso rimane disorientato vedendo Procure che si sbranano e inchieste che rimbalzano come palline da ping pong fra Napoli, Roma e Bari. La magistratura è ormai altrettanto logorata della classe politica. I magistrati dotati di più buon senso lo capiscono benissimo. Per questo non dovrebbe essere molto lontano il momento in cui diventerà possibile ristabilire alcune regole (per esempio, quella che vieta di intercettare, anche in modo indiretto, chi occupa cariche istituzionali) da tempo saltate. Serve alla magistratura, serve alla classe politica. E serve al Paese che, tra l'altro, ha il non piccolo problema di convincere gli investitori a fidarsi di nuovo di gente come noi.
9/19/2011
A tempo perso faccio il direttore di giornale, stronzetti (Il Foglio del 19.09.2011)
Berlusconi deve chiedere scusa per i contanti, per i telefonini peruviani, per gli aerei di stato, per le piccole intermediazioni da salotto, e contrattaccare, ma chi chiederà scusa per i titoli di Repubblica e degli altri giornali? Segui questo link per leggere l'articolo completo
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