4/18/2006
IL COMPLESSO DEL GIUDIZIO ESTERO 2
Financial Time: MALE VITTORIA DI MISURA, RISCHIO USCITA DALL'EURO
''La vittoria elettorale di stretta misura dell'alleanza di centrosinistra di Romano Prodi è il peggiore risultato immaginabile per la possibilità dell'Italia di rimanere nell'eurozona oltre il 2015. Mi aspetto che gli investitori internazionali comincino a speculare sulla partecipazione dell'Italia all'euro già durante la vita del governo Prodi''. Lo scrive nel suo commento settimanale l'editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau.
Secondo il Finacial Times in discussione non è ''l'impegno politico di Prodi nei confronti dell'euro''. Il problema sono ''le circostanze economiche che potrebbero obbligare un governo a prendere decisioni impensabili fino al momento in cui non diventano inevitabili''.
''Tutti sappiamo che l'economia italiana ha guai profondi. Ma è importante ricordare che i problemi dell'Italia sono diversi da quelli di Francia e Germania. Molte economie continentali soffrono di crescita bassa e alta disoccupazione. Anche l'Italia soffre di crescita bassa, sebbene la creazione di posti di lavoro sia stata eccezionalmente buona. Il problema dell'Italia è non essere pronta a vivere nell'unione monetaria''.
L'editorialista rileva inoltre che ''sin dal lancio dell'euro nel 1999, l'Italia ha avuto un massiccio apprezzamento del suo reale tasso di cambio. Il costo del lavoro unitario è cresciuto del 20% rispetto a quello della Germania'' e inoltre l'Italia ha ''un problema di competitività di prezzi in molti settori economici. Un programma sensato di riforme economiche dovrebbe concentrarsi sul sistema di contrattazione salariare e sulla regolamentazione del mercato di prodotti e servizi''.
Secondo Financial Times, ''Prodi offre il genere sbagliato di riforme già fallite in altri paesi europei'' e la ristretta maggioranza su cui poggia la sua coalizione al Senato ''potrebbe non consentirgli di attuare il già insufficiente programma''.
''Se l'Italia continua a perdere competitività macroeconomica, un movimento politico populista potrebbe emergere con in programma il ritiro dell'euro'', scrive il Financial Times chiedendosi cosa accadrebbe con il ritorno alla lira del debito pubblico principalmente in euro ''che adesso è al 106,5% del Pil''. ''L'Italia quasi certamente non sarebbe in grado di ripagare in pieno agli investitori le sue obbligazioni. Dovrebbe o riportare questi debiti in lira ad un tasso di cambio non favorevole agli investitori o dichiararsi inadempiente''.
''Da un punto di vista degli investitori, il ritiro italiano dall'eurozona sarebbe equivalente a inadempienza a stato sovrano''.
''Date queste prospettive, perchè - si chiede ancora Financial Times - i mercati finanziari non stanno speculando ancora su tale evento?''. Il giornale individua tre fattori per l'ottimismo di mercati. ''Il primo è che l'Italia sia effettivamente intrappolata all'interno dell'eurozona in quanto lasciarla non risolverebbe nessun problema economico. Questo argomento ignora il fatto che l'inadempienza è di solito conseguenza del panico e non di una scelta razionale. Il secondo è la convinzione che la Banca Centrale Europea interverrebbe per salvare uno stato membro inadempiente. Questo punto di vista potrebbe sottovalutare la fermezza della Bce a osservare la sua regola di non salvataggio in casi del genere. Il terzo è che, anche nel peggiore degli scenari, è ancora altamente improbabile che l'inadempienza subentri durante la durata di un titolo di stato a dieci anni''.
''Questo argomento offre - continua il commento - la spiegazione più plausibile al fatto che i mercati non hanno messo un premio di rischio più alto sui titoli di stato italiani. Spiega anche perchè il mercato dei titoli pubblici sia notoriamente un cattivo indicatore anticipato del rischio di default''.
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